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La battaglia Vivendi-Elliott infiamma Tim. Cda (spaccato) contro il collegio sindacale

Apr 10, 2018

MILANO – Battaglia totale dentro e fuori da Tim per il controllo della ex società monopolista delle Tlc, in cui si sfidano i francesi di Vivendi (che controllano il cda in decadenza e la maggioranza relativa al 24%) e il fondo Elliott, da ieri all’8,8% del capitale ma con opzioni che lo proiettano al 13,7%. Una contesa che torna a scaldare il titolo in Borsa, dopo la pausa di riflessione di ieri a seguito della fiammata della scorsa settimana (segui in diretta).

I tre principali proxy advisor, Glass Lewis, Iss e Frontis, che indirizzano il voto dei fondi in assemblea, sono allineati nel sostenere le proposte del fondo speculativo fondato da Paul Singer per estromettere i consiglieri vicini ai francesi dal board salvando l’ad Amos Genish il cui piano industriale e strategico ha in fondo ricevuto il gradimento del mercato.

Intanto il consiglio di Tim si è schierato contro la scelta del collegio sindacale di integrare l’ordine del giorno dell’assemblea del 24 aprile, includendo la richiesta di Elliott di far decadere sei membri in quota Vivendi per sostituirli con altrettanti nomi da lui avanzati. Una richiesta che era stata lasciata cadere nel vuoto dal cda, attraverso le dimissioni dei membri che fanno capo ai francesi che hanno automaticamente fatto decadere tutto il board. Una mossa censurata da Elliott, che l’ha vista proprio come un tentativo di impedire al fondo di avanzare la sua proposta ai soci, e in seguito alla quale i sindaci hanno deciso di agire in via autonoma. Secondo Vivendi, infatti, con la decadenza del cda si sarebbe dovuti andare direttamente all’assemblea del 4 maggio per rinnovare l’intero board.

I sindaci sono invece andati avanti integrando l’ordine del giorno per l’assemblea del 24, che diventa lo snodo principale. Il cda ieri ha ritenuto “illegittima l’integrazione dell’ordine del giorno assembleare del 24 aprile” deliberata dal Collegio Sindacale e ha preannunciato azioni legali. Si è appoggiato ai pareri pro veritate di tre eminenze legali Piergaetano Marchetti, Giuseppe Portale e Roberto Sacchi per sostenere che i Sindaci non possono intervenire solo perchè non condividono la decisione presa dal cda, per far notare il difetto di forma nella decisione presa sulla base di una nota dei legali dei fondi Elliott arrivata oltre il termine di legge e non condivisa con il cda. Infine l’integrazione dell’Ordine del Giorno come deliberata dal Collegio Sindacale è in contrasto con lo statuto di Tim e con il codice civile, sostengono i legali e il board delibera di conseguenza. Ma nel farlo si è spaccato cinque consiglieri – non a caso quelli che rappresentano le minoranze – hanno votato contro, Ferruccio Borsani, Lucia Calvosa, Francesca Cornelli, Dario Frigerio e Daniele Vivarelli mentre i sindaci, ovviamente, hanno confermato la piena legittimità delle loro determinazioni.

A questa posizione dura dei consiglieri, i sindaci hanno risposto di aver adottato l’interpretazione più “coerente” rispetto alle norme e di aver agito “oggi come in passato, solo ed esclusivamente nell’ottica di dar corso con scrupolo e serietà ai propri compiti e alla propria funzione di vigilanza sul rispetto delle norme di legge, regolamentari e statutarie e sempre con l’obiettivo di una tutela, così facendo, dell’interesse di tutti gli azionisti, singoli o qualificati, e degli stakeholders in generale”.

In attesa di capire cosa accadrà a livello legale, Elliott si è rafforzato nel capitale salendo all’8,8% con una partecipazione potenziale fino al 13,7%. I fondi si sono schierati dalla sua parte. Il fondo Usa “ha dimostrato la necessità di un cambiamento” scrive Iss nel suo report indirizzando i voti dei grandi investitori istituzionali che nel capitale di Tim rappresentano circa il 60%, perchè “Vivendi sembra essere molto più un peso che un asset per Tim”. “La società ha visto tre ceo in due anni e ricorrenti problemi con i regolatori. Le relazioni declinanti con il governo italiano, il sempre presente conflitto di interesse”. Per questo Elliott ha proposto di rinnovare il cda con manager italiani e indipendenti: Fulvio Conti, Massimo Ferrari, Paola Giannotti De Ponti, Luigi Gubitosi, Dante Roscini e Rocco Sabelli.

In vista dell’assemblea del 4 maggio, qualora fosse invece necessario rinnovare tutto il board, Elliott ha depositato entro la mezzanotte di ieri la sua lista di dieci nomi. Cosa che non è stata fatta da Assogestioni, rafforzando così il fronte dei fondi che verosimilmente non sarà spaccato tra due elenchi: si andrà alla conta dei voti tra Elliott e Vivendi. Il fondo Usa, riferiscono ambienti finanziari, ha candidato il braccio destro di Sergio Marchionne in Fca, Alfredo Altavilla, l’ex direttore regionale di Facebook per Europa e Medio Oriente, Paola Bonomo, la manager Lucia Morselli, consigliere indipendente di Snam ed ex ad di molte società, da Telepiù ad Acciai Speciali Terni, e Maria Elena Cappello, consigliere indipendente di A2A, Saipem, Italiaonline e Mps. Si aggiungono agli altri sei candidati della lista sono gli stessi che Elliott ha proposto come sostituti dei consiglieri di Vivendi.

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