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Jessica Jones: recensione della Terza Stagione

Giu 20, 2019

Netflix pubblica la terza stagione della serie dedicata al personaggio Marvel di Jessica Jones. Sin dalla prima stagione, Marvel’s Jessica Jones è stata una delle serie Netflix che ha più fatto discutere, nel bene e nel male. Scritta e ideata da Michelle Rosenberg (già sceneggiatrice di alcune puntate della serie animata Birds of Prey), basata sulla serie a fumetti Alias, nata dal talento di Brian Michael e Bendis Michael Gaydos, questa serie ruota attorno ad un’eroina dotata di una forza indescrivibile, ma che possiede una fragilità che la rende molto più umana rispetto a tutti gli altri supereroi dell’universo Marvel.


Durante le prime due stagioni, Jessica (Krysten Ritter) ha affrontato i suoi traumi causati sia dal villain manipolatore Kilgrave, interpretato da David Tennant, sia dalla (doppia) perdita della madre Alisa Jones. In questa terza stagione dovrà fare i conti non solo con un un’amicizia spezzata, ma anche con uno spietato serial killer amante della fotografia. Come sempre, non sarà sola ma alcuni suoi alleati si riveleranno essere più infidi della minaccia che dovrà affrontare, rendendola preda di una solitudine ancor più accentuata rispetto al passato.

Una fragile eroina

Non è mai stato un mistero: nella serie Marvel’s Jessica Jones, a differenza dei suoi “colleghi” Luke Cage e Daredevil, i superpoteri sono sempre stati un elemento di contorno, sicuramente molto importante, ma considerati molto spesso degli accessori. In questa terza stagione questa caratteristica è messa ulteriormente in evidenza, indagando sul significato di giustizia e su cosa voglia dire essere un eroe. Mai prima d’ora Jessica si è mai trovata così in bilico fra ciò che un eroe dovrebbe fare e ciò che è giusto fare per il bene comune, dilemma di ogni super eroe ma che qui viene visto da un punto di vista più umano. In questa stagione, la protagonista è soprattutto un detective, desiderosa di catturare un folle serial killer e di aiutare il prossimo seppur con il suo solito distacco emotivo ma che viene annientato in breve tempo. Tutti questi elementi hanno accentuato la sfumatura noir che ha sempre caratterizzato la serie,differenziandola dalle altre serie targate Marvel, ma che nella seconda stagione sembrava essere svanita per lasciare più spazio all’elemento supereroistico e al dramma di una donna che ha perso tutto.


La scrittura di questa terza stagione è sicuramente superiore rispetto a quella della seconda, nella quale si percepivano molte mancanze: tutti gli eventi sono perfettamente concatenati e riescono a coinvolgere lo spettatore utilizzando un intreccio poco complesso ma ugualmente accattivante. Sono purtroppo presenti alcune puntate filler, che vorrebbero trasmettere informazioni utili, ma che spesso si rivelano prive di mordente e rallentano il ritmo della serie stessa. Questo si percepisce principalmente durante le prime quattro puntate, le quali introducono elementi nuovi ma che hanno pochissimi effetti su quelle successive. Sono però presenti anche dei colpi di scena che accontenteranno gli amanti del mistero e soprattutto chi sentiva la mancanza dei cliffhanger ben strutturati a fine puntata.

Greg Salinger, l’Insanicida

Uno dei punti forti della terza stagione di Jessica Jones è sicuramente il villain. Liberamente ispirato all’Insanicida (Foolkiller in originale) uno degli antagonisti dell’universo Marvel, Greg Salinger è un serial killer astuto e perverso, che gioca con i personaggi alla ricerca della loro “onestà”. La sua filosofia punta a strappare la maschera (e la faccia) delle proprie vittime, rivelando ciò che sono realmente. In una maniera molto approssimativa, Salinger vuole far cadere la maschera dei vigilanti da lui considerati degli impostori, il tutto è però dettato da un’estrema mania di protagonismo con una buona dose di complesso d’inferiorità. Questi sembrano essere i giusti ingredienti per un villain accattivante, che suscita nello spettatore un senso di attrazione e insieme repulsione anche grazie alla notevole interpretazione di Jeremy Bobb, già visto in Gotham e Russian Dolls, eppure c’è ancora qualcosa che non va: questo nuovo antagonista non riesce a reggere il confronto con Kilgrave.


Kilgrave, nemesi storica di Jessica Jones, è stata una delle colonne portanti della prima stagione e anche uno dei motivi del suo successo. Greg Salinger cerca in tutti i modi di eguagliare il proprio “concorrente”, in certi momenti si possono notare dei tentativi di ricordarlo finendo per diventare una sua pallida copia, ma nonostante sia un personaggio estremamente interessante, viene spesso schiacciato dalla memoria del villain dall’accento britannico. In alcune puntate, come AKA Sorry Face, Salinger dimostra di avere una personalità e un forte carisma che potrebbe non avere rivali ma spesso, nel corso delle puntate, non riesce ad esprimere a pieno il proprio potenziale, venendo così soppiantato non solo dalla scomoda eredità di Kilgrave, ma anche da tutti gli altri personaggi, in particolare da Trish Walker (Rachel Taylor), amica-nemica di Jessica Jones.

Hellcat

Non è un mistero che Trish Walker sia un personaggio poco amato, anzi in questa stagione sembra essere odiato dagli stessi sceneggiatori. La seconda stagione si è conclusa con l’acquisizione dei suoi poteri, che l’hanno resa agile come un gatto, richiamando così l’eroina Marvel Hellcat a cui è ispirata, lasciando intendere che sarebbe stata uno dei nemici di Jessica. In questa stagione assistiamo all’evoluzione (o involuzione?) da Trish “Patsy” Walker, star della TV, a Hellcat, vigilante mascherata desiderosa di aiutare il prossimo. Ma la voglia di emulare la sua ben più carismatica amica sembra essere il motore principale che spinge Trish a fare del bene. Questo non è un male per la scrittura della serie, anzi risulta essere anche interessante avere due entità così contrapposte sia alleate ma allo stesso tempo nemiche, il problema però sta proprio nella caratterizzazione di Trish.


Non saranno rari i momenti in cui risulterà fastidiosa, in particolare durante le puntate puntate in cui sarà al centro della scena. Ciò che risulterà interessante, sarà scoprire eventi del suo passato fin’ora sconosciuti ma solo perché ci daranno la possibilità di scoprire lati di altri personaggi presenti sin dalla prima stagione, come ad esempio Dorothy Walker, madre di Trish che ha anche cresciuto Jessica dopo la morte dei suoi genitori. La sua trasformazione in Hellcat non coinciderà con una vera e propria maturazione del personaggio, al contrario ne accentuerà i difetti che la dipingono come una bambina mai cresciuta e che ha sempre ottenuto troppo. Nel finale di stagione ci saranno molte cose potrebbero lasciare alcune perplessità, ma Trish Walker sarà uno di quelli che metterà d’accordo la maggior parte degli spettatori, ricordando vagamente i fasti di un altro personaggio che ha avuto un’evoluzione tutt’altro che rosea, appartenente a una serie TV di successo conclusa da poco.

La terza stagione di Marvel’s Jessica Jones raggiunge sicuramente la sufficienza, ma non è riuscita a raggiungere il 100%. Alcune delle ottime premesse rivelate all’inizio, vengono vanificate in poco tempo, ma il supporto di una storyline tutto sommato interessante e dei personaggi che si faranno amare ed odiare, riescono a rendere il tutto più godibile. Jessica Jones è ancora una protagonista impeccabile e affascinante, ma anche i nuovi acquisti desteranno non poco interesse nello spettatore, in particolare Erik Gelden (Benjamin Walker) che non sarà solo relegato al ruolo di “nuova fiamma” di Jessica, ma avrà una grande importanza nello svolgimento della trama. Sicuramente siamo ancora lontani dalla qualità della prima stagione, che molti ancora ricordano come una delle migliori di tutto il filone delle serie Marvel, ma certamente riuscirà a far dimenticare la seconda, estremamente più fiacca e priva di ritmo.

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