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Italiani al buio: mai tanti black-out di energia elettrica da 10 anni

Nov 26, 2020
Il servizio di distribuzione dell’energia elettrica sta peggiorando. In altri termini: gli italiani rimangono più spesso al buio. Nel 2019 gli indennizzi ai consumatori dovuti a black-out riconducibili agli operatori hanno raggiunto quota 118 milioni; l’anno precedente erano stati 45. L’anno passato ha fatto segnare il punto più alto di una tendenza in atto da subito dopo il 2016: in quell’anno era stato raggiunto, a livello nazionale, il minimo storico sia per minuti di black-out per utente (35) che per numero di interruzioni senza preavviso per utente (2,92). In un lento crescendo, l’ultimo dato diffuso dall’autorità di settore Arera parla di 47 minuti persi e di 3,53 interruzioni per utente.

Per ritrovare performance così negative bisogna tornare al 2010. Dieci anni in cui lo sviluppo di tecnologie e infrastrutture non si è mai fermato. Lo stesso presidente di Arera, Stefano Besseghini, lo dice senza troppi giri di parole: “Dal 2017 assistiamo a un’inversione di tendenza, un peggioramento graduale della qualità del servizio”. E aggiunge: “L’esplorazione di nuovi segmenti industriali e di soluzioni tecnologiche innovative assieme a un lavoro sistematico e continuativo di manutenzione e crescita della rete devono consentire di mantenere quel livello di qualità del servizio di cui il nostro Paese può andare giustamente fiero”. Tra le righe si può leggere una stoccata alle società di distribuzione: sulla manutenzione bisogna fare di più.

È quello che pensano anche gli esperti di due associazioni di consumatori: Paolo Cazzaniga di Altroconsumo e Marco Vignola di Unione nazionale consumatori (Unc). “Pensiamo all’investimento che si sta facendo sui contatori di seconda generazione – dice Cazzaniga – che cambieranno molto il mercato dell’energia per come lo conosciamo. I nuovi contatori vanno benissimo, ma tutto dev’essere accompagnato da una costante manutenzione della rete, perché resti in grado di svolgere il suo ruolo di servizio essenziale”.

Secondo Vignola, il sistema degli indennizzi per black-out funziona bene “anche perché è piuttosto semplice da applicare, mentre molto meno soddisfacente è il meccanismo degli indennizzi per disservizi di tipo amministrativo. Sosteniamo da anni che dovrebbero essere più severi”: Anche Vignola, che è responsabile energia per Unc, punta il dito sulla manutenzione: “Se aumentano le interruzioni per colpa del distributore, è evidente che c’è un problema. Il controllo e il monitoraggio della rete sono via via meno efficienti. Soprattutto al sud”.

E in effetti la differenza tra aree geografiche è mascoscopica. È vero che peggiora la media nazionale, ma nel 2019 i minuti passati al buio al sud sono stati 69 contro i 32 del nord; mentre il numero di interruzioni è stato di 5,83 contro 2,19. Con il centro Italia che si colloca, anche in questo caso, in mezzo con 45 minuti persi e 2,96 interruzioni annue. Di fatto, l’unica area che sfora la media nazionale è proprio il sud con Sicilia, Sardegna e Campania in cima per interruzioni dovute a colpe del distributore, mentre la Basilicata è stata funestata da un altissimo numero di black-out dovuti a cause indipendenti, in primis il maltempo. La Sicilia è la regione dove i furti di rame incidono di più sulle interruzioni, seguita da Puglia e Calabria.

Le tre società che dovranno distribuire più indennizzi sono E-Distribuzione (108 milioni) che gestisce circa l’85% della rete, Areti (5,4 milioni) che opera principalmente a Roma e Unareti (3,4 milioni) che opera a Milano e Brescia. Ma ci sono anche quei distributori che sono andati addirittura al di sopra degli standard di qualità fissati da Arera, quasi tutti piccoli: Set distribuzione (del gruppo Dolomiti energia) ha ricevuto un premio di 1,7 milioni, Edyna (che opera in Alto Adige) 1,15 milioni.

“Questi sono gli oneri in bolletta che è giusto pagare: quelli usati per premiare le aziende virtuose” commenta Vignola, sottolineando come alla voce “oneri generali di sistema” rientrino voci di spesa come il decommissioning nucleare, gli incentivi a Rfi o i contributi alle aziende energivore “che dovrebbero invece essere a carico della fiscalità generale anziché gravare sulle bollette”.

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