• 28 Marzo 2024 21:14

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Il Vaticano e l’Economia: “Tassare le transazioni offshore per battere la fame nel mondo”

Mag 17, 2018

CITTÀ DEL VATICANO – In un pontificato, quello di Francesco, particolarmente attento a un’economia che sappia mettere al primo posto la persona, il Vaticano pubblica un documento che prova a restituire una dimensione etica all’economia stessa e alla finanza. Si chiama “Oeconomicae et pecuniariae quaestiones”, ed è un testo redatto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, col pieno appoggio di Bergoglio. È la prima volta che l’ex Sant’Uffizio si occupa di questioni economiche e finanziarie: è la riprova di quanto questo tema sia centrale nella pastorale (e nella dottrina) di papa Francesco.

“Il lavoro è un bene per l’uomo, non una merce”

Firmato dai responsabili dei due “ministeri”, l’arcivescovo Ladaria e il cardinale Turkson, e dai segretari competenti, Giacomo Morandi e Bruno Maria Duffé, il documento intende dare un contributo al dialogo, e contiene anche l’idea di una tassa sulle transazioni offshore per limitare le speculazioni e combattere la fame nel mondo. “Ciò che più di un secolo fa era stato preconizzato, si è oggi tristemente avverato: la rendita da capitale insidia ormai da vicino, e rischia di soppiantare, il reddito da lavoro. Ne consegue il fatto che il lavoro stesso, con la sua dignità, non solo divenga una realtà sempre più a rischio, ma perda altresì la sua qualifica di bene per l’uomo, trasformandosi in un mero mezzo di scambio all’interno di relazioni sociali asimmetriche”.



La politica ridotta a serva della finanza


“Di fronte al crescente e pervasivo potere” dei grandi network economico-finanziari, si legge nel documento, i politici, “spesso disorientati e resi impotenti dalla sovranazionalità di quegli agenti e dalla volatilità dei capitali da questi gestiti, faticano nel rispondere alla loro originaria vocazione di servitori del bene comune”. E può accadere che si trasformino “in soggetti ancillari di interessi estranei a quel bene”.

No alla cultura dello scarto

Più volte Francesco si è espresso contro la cultura dello scarto che privilegia pochi e dimentica molti. Il documento vaticano torna su questo tema definendo la cultura dello scarto “spregiudicata e amorale”, una cultura che ha “ha emarginato grandi masse di popolazione, privandole di un lavoro degno e rendendole così senza vie d’uscita”. E ancora: “Non si tratta più semplicemente dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo”: con l’esclusione è colpita alla radice “l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono ‘sfruttati’ ma rifiuti”.

La crisi occasione persa per un’economia etica

Francesco conosce bene le conseguenze della crisi economica, arrivata in Argentina già a fine anni ’90. Ricorda la fila di persone fuori dalle banche per ritirare liquidità, e la povertà che ha colpito inesorabile fette di popolazione sempre più ampia. Per la Santa Sede la crisi, che in Europa è arrivata dopo, poteva essere l’occasione per sviluppare un’economia più attenta ai principi etici, ma così non è stato: “Non c’è stata una reazione che abbia portato a ripensare quei criteri obsoleti che continuano a governare il mondo”. È quindi “in gioco l’autentico benessere della maggior parte degli uomini e delle donne del nostro pianeta, i quali rischiano di essere confinati sempre più ai margini, se non di essere esclusi e scartati”.

Il pericolo dei titoli tossici

Il Vaticano entra nel dettaglio di quei mezzi finanziari che, anziché aiutare le persone, si configurano come “casi di immoralità prossima, in cui facilmente si generano abusi e raggiri”. Come “commercializzare alcuni strumenti finanziari, di per sé leciti, in una situazione di asimmetria, approfittando delle lacune cognitive o della debolezza contrattuale di una delle parti, è una grave infrazione dal punto di vista etico”. Di qui la stigmatizzazione di chi diffonde strumenti economico-finanziari “non affidabili”, che creano “criticità e rischi sistemici”. In questo caso, recita il documento, si può parlare di una “intossicazione di quell’organismo”. E “si comprende l’esigenza di introdurre una certificazione” da parte dello Stato di “tutti i prodotti che provengono dall’innovazione finanziaria, per preservare la sanità del sistema”. Altra tossicità è data dai “derivati”: “Hanno favorito il sorgere di bolle speculative”, che sono state concause della crisi.

Oltre la Tobin Tax

Per uscire da storture e immoralità dell’attuale sistema, la Santa Sede indica una via d’uscita: più regole perché tutti siano garantiti, cambi strutturali per risolvere il problema del debito pubblico di molti Paesi e una tassa mondiale sulle transazioni offshore che potrebbe risolvere il problema della fame nel mondo. È un passaggio nel quale si ipotizza “una minima tassa sulle transazioni compiute offshore per risolvere buona parte del problema della fame nel mondo: perché non intraprendere con coraggio la via di una simile iniziativa?”. Una tassa che andrebbe oltre la più nota Tobin Tax, con un effetto di freno agli eccessi della speculazione che mette in ginocchio interi Paesi poveri e impoverisce larghe fasce della popolazione.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close