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Il ministro olandese amico dell’Italia: “Sì all’unione bancaria, ma diminuiamo i rischi”

Nov 8, 2019

ROMA – Wopke Hoekstra è un ragazzo della “generazione Erasmus”. Nel 2000 ha trascorso un periodo di studio di sei mesi alla Luiss. Oggi, a 44 anni, torna in visita ufficiale a Roma, città alla quale è rimasto legato e dove ha ancora amici: ma ora è il ministro delle Finanze dell’Olanda di Mark Rutte; vicino al partito popolare europeo, è un politico moderno e un riformista responsabile. E parla anche un buon italiano.

Signor Ministro, in Italia abbiamo un po’ i brividi quando ricordiamo i suoi predecessori: da Gerrit Zalm ai tempi dell’ingresso nell’Euro, al più recente Jeroen Dijsselbloem. Erano falchi: con lei l’Olanda sarà più tenera?

“Non vorrei deluderla ma credo fermamente nella necessità di fare riforme economiche e di promuovere la crescita economica. Penso che valga sia per l’Olanda e sia per l’Italia”.


Ammetterà comunque che, come è emerso dalle recenti riunioni dell’Fmi, che l’Italia in questa fase è fuori dai radar e non rappresenta più una minaccia. Non crede che le cose siano migliorate da quando al governo c’era una forza esplicitamente anti europea come la Lega?

“Vede, in ogni paese, Olanda, Francia o Italia, io rispetto le scelte degli elettori e tengo rapporti con il governo scelto dal popolo. Personalmente sono a favore della stabilità e dell’Europa e dunque sono felice che con questo governo, e soprattutto con il ministro Gualtieri, prevalga una visione favorevole all’Europa e alla stabilità”.

Lei avverte che c’è più stabilità con il nuovo governo italiano?

“Sto costatando che il mio amico Gualtieri è deciso ad andare avanti a lavorare con l’Europa e non contro l’Europa. E’ una cosa molto importante per tutti, non solo per l’Italia”.

Teme per la congiuntura economia internazionale ed europea?

“Ci sono molti rischi, a partire dalla guerra commerciale tra Usa e Cina: noi europei ci siamo in mezzo. La Brexit preoccupa noi olandesi: è un disastro perché gli inglesi sono nostri vicini, un partner storico ed un alleato cruciale”.

Servono stimoli fiscali per rilanciare le economie?

“La storia ci ha insegnato che le riforme sono necessarie per la crescita: questa – lo ripeto – è la strada giusta. Purtroppo non sono mai popolari”.

Si parla di un ammorbidimento del Patto di Stabilità e delle politiche di austerità? Siete contrari?

“Penso che non siano la riposta al problema, la risposta è che bisogna fare investimenti a lungo termine: nell’educazione e nell’intelligenza artificiale”.

Insisto, relativamente al Patto di stabilità: pensa che si possano allargare le maglie per consentire maggiori investimenti?

“Io la penso diversamente. Io non penso che il patto di stabilità sia troppo poco flessibile ma penso che sia stato implementato male. Comunque le regole in generale si possono migliorare, ma proprio perché penso che il problema non sia stato troppa poca flessibilità, potrebbe essere rischioso trovare una soluzione nell’allargare le maglie delle regole. La cosa più importante è fare riforme e investimenti”.

Quali limiti all’Unione bancaria?

“Ci sono politici in Europa che non vorrebbero continuare con l’Unione bancaria, io penso invece che dobbiamo andare avanti per essere pronti se ci sarà una nuova crisi. Per farlo dobbiamo tutti insieme diminuire i rischi”.

Lei è in Italia per un seminario con Guardia di Finanza e vertici dell’amministrazione finanziaria italiana sul riciclaggio. Ha trovato cose interessanti?

“L’Italia da molto tempo è cosciente dell’importanza della lotta al riciclaggio e in passato ha applicato misure energiche ed efficaci. Ci interessano molto”.

Molte aziende italiane sono in Olanda perché pagano meno tasse. Armonizzazione fiscale in Europa?

“Ci sono molte incomprensioni sul sistema fiscale olandese, tuttavia il nostro governo sta prendendo provvedimenti, ad esempio abbiano deciso di non permettere più la formazione di letter box company. Secondo noi le decisioni sul sistema fiscale devono rimanere ai singoli stati membri”.

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