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Ielo: «Aumentare le pene? Non serve a ridurre l’evasione fiscale»

Dic 8, 2019

L’intervista

Il procuratore aggiunto di Roma: meglio intervenire con lo strumento della responsabilità delle imprese da decreto 231

di Giovanni Negri

8 dicembre 2019


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Imagoeconomica

5′ di lettura

Paolo Ielo, procuratore aggiunto a Roma, protagonista di alcune delle più importanti e recenti inchieste della Procura della Capitale (da Consip a Mafia Capitale), già dal 2007, da componente della Commissione Greco sulla riforma del decreto 231, sollecitava l’estensione della responsabilità delle imprese ai reati tributari. Ora, con il decreto fiscale dopo più di 10 anni, quell’allargamento è realtà.

Da anni si discuteva dell’inserimento dei reati tributari nel perimetro del decreto 231; ora con il decreto legge fiscale, dopo le ultime correzioni, le imprese potranno essere chiamate in causa per i più gravi delitti fiscali. Lo trova un intervento tardivo o comunque opportuno?

Edwin Sutherland, colui al quale si deve l’elaborazione della categoria del white collar crime, in tempi non sospetti ebbe a dire che in questo settore al benefit of clergy di periodi remoti nelle società ad economia di mercato farebbe da riscontro un benefit of business. L’assenza dei reati tributari, o almeno dei più gravi di essi, tra i delitti presupposto della responsabilità degli enti sembra essere una traccia del benefit of business.

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Una concezione moderna dei profili sanzionatori in questo settore non può essere prigioniera delle manette. Se è indiscutibile che la pena detentiva, e soprattutto la sua effettività, non possano essere espunti dal tema della repressione dei reati tributari, soprattutto tra i più gravi di essi, ho serie perplessità sulla utilità dell’aumento delle pene edittali.

Penso al contrario che debbano essere amplificati gli strumenti che colpiscano la criminalità del profitto nelle ragioni per cui vengono commessi tali reati. La responsabilità degli enti è uno strumento più utile di quanto non possano essere aumenti di uno o due anni delle pene edittali. E, sul piano logico, è incomprensibile come tale approccio sanzionatorio, che riguarda specificamente la criminalità del profitto, sia stato tenuto fino ad oggi fuori dal settore tributario.

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