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I mercati ignorano il caos Brexit: Borse positive dopo la debacle di May

Gen 16, 2019

MILANO – Ore 10:20. Borse asiatiche in lieve ribasso, mercati europei misti intorno alla parità e sterlina che sostanzialmente mantiene le sue posizioni. Non sembrano esserci ripercussioni catastrofiche sui mercati dopo il voto del Parlamento britannico che ha seccamente respinto l’accordo che il governo May ha definito con l’Unione europea per la Brexit. Un esito atteso dagli osservatori, ma non con questo margine di sconfitta per la compagine governativa, che non ha riscontro in molti decenni addietro: si aspetta di capire cosa sarà del voto di fiducia alla premier.

Oltre al caso britannico, una serie di fattori concomitanti opera in direzione opposta sulle prospettive degli investitori. Da una parte, la Cina ha promesso sostegno all’economia attraverso tagli di tasse e finanziamenti alle imprese. La Banca centrale cinese ha operato un’iniezione di liquidità del valore complessivo di 570 miliardi di yuan (73,82 miliardi di euro), la più grande mai realizzata attraverso meccanismi di rifinanziamento a breve termine in un giorno solo, per mantenere una liquidità “ragionevolmente ampia” nel sistema bancario. L’intervento, che tiene anche conto del calendario (si avvicina il capodanno lunare quando tradizionalmente aumenta la richiesta di liquidità), è la prova per gli analisti degli allentamenti di Pechino per sostenere l’economia. Nei primi giorni dell’anno, la Banca centrale cinese aveva anche annunciato il taglio dell’1% dei requisiti di riserva obbligatori delle banche, liberando in due tranche, la prima entrata in vigore ieri e la seconda a partire dal 25 gennaio prossimo, circa 800 miliardi di yuan (circa 104 miliardi di euro). Negli Stati Uniti, invece, resta l’impasse legata allo shutdown delle attività federali.

In Europa, si diceva, non si vedono reazioni scomposte. Dopo un avvio positivo, Londra segna un ribasso dello 0,1%, Francoforte è invariata e Parigi sale dello 0,4%. Milano fa meglio delle altre con una crescita dello 0,7%. La Borsa di Tokyo ha chiuso questa mattina in calo dello 0,55%, complice anche il rafforzamento dello yen che gioca contro le valutazioni nipponiche e le aziende esportatrici. Poco mossi i listini cinesi di Shenzhen e Shanghai, mentre Hong Kong avanza dello 0,2% a fine seduta. Ieri sera, Wall Street ha chiuso in rialzo spinta da Netflix: il Nasdaq ha guadagnato l’1,7% e il Dow ha aggiunto lo 0,6%.

A Piazza Affari rimbalza il comparto bancario, dopo i timori degli analisti che le richieste della Bce di ‘pulizia’ dei bilanci dai crediti difficili comporti impatti sul capitale elevati (si parla di oltre 17 miliardi) nel corso dei prossimi anni. Unicredit questa mattina ha precisato “che il dialogo regolamentare con la Bce” sui crediti deteriorati “possa condurre a un impatto annuale a una singola cifra bassa in termini di punti base sul suo Cet1”, principale indicatore di solidità patrimoniale, “per ogni copertura aggiuntiva del suo stock di Npe (esposizioni non performanti, ndr)”. La Vigilanza ha indicato il 2024 come orizzonte per l’azione di pulizia del portafoglio di crediti difficili. Riflettori anche sul settore auto: mentre procede il Salone di Detroit, l’Acea ha diffuso il bilancio del 2018 sul mercato auto europeo: anno stabile con immatricolazioni a -0,04% sul 2017. Per Fca, scivolata del 2,3%.

Lo spread tra Btp e Bund tedeschi è in calo a 262 punti, dopo aver chiuso ieri in rialzo a quota 267. Il rendimento del decennale frena al 2,838%.

Sul mercato valutario, la sterlina si è addirittura apprezzata leggermente ieri dopo il voto, restando di fatto nell’area delle ultime 4 sedute, cioè ben sopra 1,28 dollari e vicina ai massimi da un mese e mezzo. Secondo gli analisti, gli investitori davano per scontato il no al piano May e si stanno già concentrando sul futuro, mettendo in conto l’estensione dell’articolo 50 ma anche un possibile ripensamento della Gran Bretagna sull’uscita dall’Ue, che sarebbe un supporto alla forza della divisa britannica. La sterlina è scambiata a 1,2858 contro dollaro mentre l’euro/sterlina quota 0,8868. La valuta unica europea apre poco mossa sopra 1,14 dollari.

In una giornata già ricca di spunti anche le pubblicazioni macroeconomiche possono orientare i mercati. In Giappone, ad esempio, gli ordini di macchinari sono risultati in forte rallentamento a novembre (indicatore mensile piatto contro una crescita attesa del 3%). Negli Usa si attendono le richieste di mutui, l’andamento del mercato immobiliare e le trimestrali delle banche. In Europa, invece, l’inflazione tedesca ha segnato una crescita mensile dello 0,1% e un +1,7% tendenziale a dicembre, confermando le stime preliminari e le attese degli analisti. In Italia, ordinativi e fatturato dell’industria confermano la fase di debolezza con un calo del 2% tendenziale dei primi e e una crescita dello 0,6% del secondo, che cela una dinamica negativa per la domanda interna. L’attenzione rimane poi rivolta alla Gran Bretagna dove è atteso il discorso del governatore della Bank of England, Mark Carney, e il dato dell’inflazione.

Tra le materie prime, infine, l’oro spot è in rialzo a 1.292,61 dollari l’oncia, con un guadagno dello 0,3% che testimonia come sia comunque una fase di incertezza che premia il bene-rifugio. Il prezzo del petrolio si stabilizza sui mercati asiatici: i future sul Light crude Wti guadagnano 6 cent a 52,17 dollari e quelli sul Brent crescono di 10 cent a 60,74 dollari al barile. I mercati oscillano tra due poli: il timore di un rallentamento della domanda e l’aspettativa che l’Opec metta in pratica i programmati tagli alla produzione.

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