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I cacciatori di orme per la pantera in fuga che beffa anche i droni

Gen 25, 2020

SAN SEVERO. Il sindaco di San Severo Francesco Miglio si è affidato persino a Sant’Antonio, protettore degli animali. “Fate una preghiera e cercate di stare tranquilli” ha detto, rivolgendosi ai propri concittadini. Che, invece, sono particolarmente allarmati. Perché dal pomeriggio del primo avvistamento sono passati dieci giorni. Eppure la pantera nera che si aggira nelle campagne a ridosso del paese non si trova. Si vede al massimo, in lontananza, nei video che girano in Rete e che, dice Luigi Urbano, responsabile del servizio veterinario dell’Asl, sono attendibili. Come il racconto di Nicola Chiarappa, 30 anni, proprietario di una azienda che produce fuochi pirotecnici. È lui, il 15 gennaio, ad imbattersi per la prima volta nella pantera, non lontano dal recinto della sua fabbrica. All’inizio pensava fosse un cane. “A un certo punto – racconta – si è girata e l’ho guardata in faccia. Aveva due denti affilati. Poi è saltata sul cofano della mia auto ed è scappata. È stata una cosa molto rapida”.

La caccia al grosso felino, invece, procede a rilento. Urbano, ora, ammette: “Siamo sconfortati. Lo sforzo è enorme, l’impegno è massimo, ma per il momento non siamo riusciti a catturarla”. I veterinari dell’Asl studiano le orme che assomigliano a quelle di un grosso felino. Le studiano e le seguono: dal luogo del primo avvistamento la pantera ha percorso almeno dieci chilometri. Si muove nelle campagne, ma senza allontanarsi troppo dal centro abitato. Una famiglia è convinta di averla intravista dal balcone, ha chiamato i carabinieri e contemporaneamente ha girato un video. “L’abbiamo vista. È una bestia” dice la signora. Il filmato mostra un grosso animale nero. Come le immagini di un altro video. La pantera si aggira in un vitigno. Due agricoltori si appostano in lontananza. “Mamma mia che zampone che ha” dice l’uno all’altro.

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La storia del grosso felino potrebbe anche far sorridere se non fosse, come in realtà è, una questione che con il passare delle ore diventa sempre più seria. Le campagne che da San Severo diradano sino ai boschi, ospitano aziende agricole e soprattutto allevamenti. Una capra, alcuni giorni fa, è stata ritrovata sgozzata, un cane maremmano, invece, ferito. Nessuno esclude l’azione della pantera. “Chi può dirlo a questo punto? Speriamo che la trovino il prima possibile” dice Antonio che coltiva un piccolo podere e che, pure, come altri, non nasconde il proprio scetticismo. “Ma poi – dice – siamo sicuri che si tratti di una pantera ?”. La certezza matematica, effettivamente, non c’è. Le orme sono compatibili, le immagini più o meno. E anche l’ipotesi sulla sua provenienza è solida. La zona tra San Severo e San Nicandro Garganico è terra di mafia. “La pantera potrebbe essere scappata dalla casa di un boss” spiegano gli investigatori. La detenzione di un grosso felino, nelle logiche della criminalità, è segno di supremazia e potenza. “La pantera potrebbe essere stata liberata perché forse il boss temeva un controllo delle forze di polizia” dicono gli investigatori che da mesi danno la caccia agli autori di attentati e omicidi e che ora danno una mano alle ricerche.

Non lontano da San Severo sono state posizionate tre gabbie, piene di carne. E nulla, la pantera non ha abboccato. Più di dieci, tra tecnici e veterinari dell’Asl, perlustrano le campagne con i fucili, carichi di anestetico. E nel frattempo aspettano i segnali dei Predator dell’Aeronautica, velivoli comandati da terra partiti dalla base di Amendola. L’altro giorno sembrava quello giusto con la segnalazione di un felino. Invece era soltanto un grosso gatto nero selvatico.

(Ha collaborato Tatiana Bellizzi)

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