• 19 Aprile 2024 20:40

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Governo, Conte chiederà la fiducia lunedì alla Camera e martedì al Senato – Rai News

Gen 14, 2021
Condividi

14 gennaio 2021

Il diario della crisi: gli sviluppi minuto per minuto

Colloquio del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nel pomeriggio, con il capo dello Stato, Sergio Mattarella, al Quirinale. Il presidente della Repubblica ha firmato il decreto con il quale, su proposta di Conte, vengono accettate le dimissioni rassegnate dalla senatrice Teresa Bellanova dalla carica di ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali – il relativo interim è stato assunto dal presidente del Consiglio – dalla prof. Elena Bonetti dalla carica di ministro senza portafoglio e dell’on. Ivan Scalfarotto.

“Il presidente del Consiglio ha illustrato al Presidente della Repubblica la situazione politica” continua la nota del Quirinale, “ha rappresentato la volontà di promuovere in Parlamento l’indispensabile chiarimento politico mediante comunicazioni da rendere dinanzi alle Camere. Il Presidente della Repubblica ha preso atto degli intendimenti così manifestati dal presidente del Consiglio dei ministri”.

Lunedì comunicazioni di Conte alla Camera con voto di fiducia

Secondo quanto si apprende, il premier sarà lunedì alla Camera e martedì al Senato per le comunicazioni sulla situazione politica. Prima, dunque, del voto sullo scostamento di bilancio, in programma il 20 gennaio, passaggio necessario per il nuovo decreto Ristori.

Conte svolgerà la comunicazione al Senato martedì prossimo alle ore 9.30.

Il premier si è recato al Quirinale con in tasca le rassicurazioni, oltre che del M5s, anche del Partito democratico. “Vengo da una riunione del comitato politico del mio partito, è chiaro che noi sosteniamo il presidente del Consiglio Conte, questi sono i paletti della nostra azione” ha detto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. “E’ inevitabile – ha aggiunto – che ci sarà un passaggio parlamentare, è giusto che il Parlamento sia protagonista di questi passaggi dove il nostro lavoro sarà sempre mirato ad assicurare l’azione di governo necessaria al Paese in un momento così difficile”.

Il vertice del centrodestra, nel frattempo, ha dato mandato ai tre leader di interloquire telefonicamente con il Quirinale per chiedere che Conte si presenti in tempi rapidi in Parlamento.

Cdm, ok scostamento di bilancio per 32 mld

In tarda serata, il Cdm ha approvato lo scostamento di bilancio per 32 miliardi. Inizialmente si era parlato di una richiesta al Parlamento di 24 miliardi, poi i numeri sono saliti fino a raggiungere quota 32. Il nuovo scostamento andrà a coprire il nuovo dl ristori, ma anche la Cig, risorse per vaccini e sanità.

Ore febbrili

In queste ore sono in corso delle trattative sui numeri, anche con i centristi. Trattative portate avanti a tutto campo, pure dai pentastellati che oggi hanno formalizzato la posizione espressa questa mattina da Di Maio, ovvero di non voler formare alcun governo insieme a Renzi. Posizione confermata dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti: “Iv inaffidabile in qualsiasi scenario”. Che ha aggiunto: “Impensabile un governo con la destra sovranista”. Anche il Pd ha aperto sui responsabili, con Dario Franceschini che ha posto come condizione il fatto che la “maggioranza di responsabili” si formi “alla luce del sole” e “in Parlamento” senza vergognarsi.

Con Conte si è schierata anche Leu, con Pierluigi Bersani che ha indicato nel premier un punto di equilibrio in Parlamento e per il Paese. Conte continua a ripetere a diversi ‘big’ della maggioranza di avere i numeri e di non volersi sottrarre a una verifica. La strada ipotizzata al momento sarebbe quella di un passaggio in Parlamento per chiedere la fiducia senza presentare le dimissioni, potendo poi contare sull’apporto di un gruppo di responsabili.

Salvini: ho chiesto a Mattarella di fare in fretta

“Ho appena parlato con il Presidente Mattarella, gli ho chiesto non solo a nome del centrodestra unito, ma a nome di 60 milioni di italiani che non stanno capendo cosa succede di fare in fretta” ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, dopo il vertice del centrodestra. “Se c’è un governo vorremmo saperlo. Conte non può star lì altri giorni: o si dimette al Quirinale o viene in Parlamento e ci dice se ha trovato per strada qualche senatore. Domani Conte venga in Parlamento a dire che succede”.

Berlusconi: “Qualunque sia la soluzione, attuarla al più presto”

Salvini ha telefonato a Silvio Berlusconi per sincerarsi delle sue condizioni di salute (il Cav è ricoverato in ospedale a Monaco per “accertamenti poco più che di routine”): l’ha trovato sereno e di buonumore. I due leader si sono confrontati sulla situazione politica, condividendo la preoccupazione per la situazione del Paese, e hanno accennato anche alle elezioni amministrative. Clima cordiale e di grande compattezza, ha reso noto la Lega. “Qualunque sia la soluzione, è necessario attuarla al più presto, senza perdere neppure un giorno nei tatticismi della politica di palazzo” ha scritto poi, in una nota, il presidente di Forza Italia.

Meloni: governo più debole anche se Conte trova i numeri

“In un paese normale. il presidente del Consiglio avrebbe già dovuto dimettersi o già presentarsi alle Camere. E anche se Conte dovesse avere i numeri andremmo verso un governo ancora più debole. Per il centrodestra e per FdI l’unica soluzione seria sarebbe andare al voto” ha commentato la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

Con Iv è una storia finita. Il Pd blinda Conte e apre ai ‘costruttori’

Con Matteo Renzi e Italia Viva è una storia finita, i dem ormai ne sono consapevoli, e per salvare la legislatura, con i pesanti dossier ancora aperti sul tavolo del governo, l’unica strada è blindare Giuseppe Conte, cercando forze responsabili, i cosiddetti “costruttori” direttamente in Parlamento, “alla luce del sole”.

Questa è la linea emersa nel corso del lungo ufficio politico del Partito Democratico. Oltre tre ore in cui si è fatta chiarezza sulla posizione del partito in questa crisi. “Abbiamo chiarito e dobbiamo ribadire che per noi è impensabile qualsiasi collaborazione di governo con la destra italiana, sovranista e nazionalista. Sarebbe un segnale incomprensibile in Italia, ma anche per le cancellerie europee e per l’opinione pubblica democratica europea inaccettabile”, ha sottolineato il segretario Nicola Zingaretti. Per i dem, infatti, il primo effetto della crisi innescata dai renziani è di rinfrancare “gli alleati di Trump”, ovvero Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Ed è questo che rende ormai impraticabile la strada della ricomposizione con l’ex rottamatore, accusato di avere come unico scopo quello di contrastare la linea e il ruolo acquisito in questi anni dal Partito Democratico. “C’e’ un dato che non può essere cancellato dalle nostre analisi. Ed è a questo punto l’inaffidabilità politica di Italia Viva”.

Messa da parte l’opzione di una ricomposizione con i renziani, la strada indicata dal Pd è quella di “parlamentarizzare la crisi”, come spiega il capogruppo dem alla Camera, Graziano Delrio. Come? Giuseppe Conte deve andare alle Camere e lì si capirà se c’è una maggioranza pronta a sostenerlo. Responsabili, al momento, non se ne vedono ma fra i dem c’è chi è convinto che si paleseranno non appena sarà il momento.

‘Conte ter’?

La strada dei ‘responsabili’ è ormai stata imboccata. Porta a un ‘Conte ter’ con una nuova componente, l’operazione è partita ed è avallata anche dai pentastellati che, al pari del Pd, hanno avuto contatti con diversi centristi e con coloro che sono fuoriusciti nelle scorse settimane dal Movimento. Il centrista Saccone avrebbe dato l’ok, si cerca la ‘casa’ che potrebbe essere quella dell’Udc, oppure il Maie ma sono diversi, tra questi anche la dem Lorenzin, a spendersi per costituire un gruppo di centro. Con un progetto politico che veda il presidente del Consiglio Conte come referente, anche per il domani, con una lista che potrebbe essere guidata dall’attuale capo dell’esecutivo.

M5s, Pd e Leu sono impegnati nella ricerca dei numeri. Sarebbero ‘attenzionati’ anche alcuni senatori ‘renziani’, tra questi Comencini, Conzatti, Vono, Grimani. Oltre a Nencini che si e definito ‘costruttore’. In ballo c’è la questione del simbolo, il pressing di alcuni renziani è che si limiti a votare in dissenso dal gruppo. “Ma ormai siamo più vicini ai 170 che ai 160”, tagliano corto i pentastellati al Senato.

Crimi: fiducia o strada maestra è voto

Quando la crisi verrà formalizzata “vedremo se ci sono parlamentari che di fronte alla follia di questa situazione che è stata creata, comprenderanno che il Paese ha bisogno di una guida e di responsabilità”. Nel caso in cui però il governo non dovesse ricevere la fiducia “la strada maestra è quella del voto, altre soluzioni sono impensabili e impraticabili, compreso un governo tecnico”.

Lo ha detto il capo politico del Movimento 5 Stelle Vito Crimi durante l’assemblea dei parlamentari. “Visto che – ha concluso – ora non si può votare ma probabilmente in primavera-estate sì, allora si andrebbe verso un governo elettorale che traghetta verso il voto”.

Di Maio: costruttori? Benvenuti, ma no opposizione

“Tutti coloro che condividono i valori europei di solidarietà, di rispetto della dignità umana e di eguaglianza che vogliono condividere questo progetto di rilancio sono benvenuti” ha detto al Tg3 Luigi Di Maio. Si riferisce a Forza Italia? “Maggioranza e opposizione stanno già collaborando su alcuni dossier, ma non sto parlando delle forze di opposizione”, ha risposto l’esponente M5s.

“Non vedo opzioni oltre a Conte”

“Oggi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è una figura cruciale di questa maggioranza, noi come M5S l’abbiamo proposto due volte e continueremo a sostenerlo. In questo momento non vedo altre opzioni percorribili” ha aggiunto Di Maio, aggiungendo che “se la situazione invece scivola verso il voto si mette a rischio la fascia più debole della popolazione”, perché non si avrà modo di erogare i fondi per la ripresa.

“Renzi non è più interlocutore”

“Noi siamo stati chiari: chi stacca la spina, chi mette in difficoltà il governo, non è più un interlocutore e questa situazione di instabilità danneggia”, ha poi detto Di Maio al Tg1. Per il ministro degli Esteri “dobbiamo continuare a lavorare perché c’è il dl ristori da fare per evitare che gli esercizi commerciali siano in difficoltà, lo scostamento di bilancio per rimandare le cartelle esattoriali…mettiamoci al lavoro e ben vengano tutti coloro che vogliono rilanciare l’Italia”. “Io – ricorda Di Maio – ho fatto un appello a condividere i valori europei, l’uguaglianza, la solidarietà, il rispetto della dignità umana in questo momento in cui abbiamo tante persone che muoiono. Tutti coloro che vogliono costruire, non distruggere, condividano con noi questo progetto”. Quanto alla figura del premier, il ministro degli Esteri sottolinea che “Conte è stato proposto dal M5s per ben due volte, io stesso l’ho fatto quando ero alla guida del Movimento. Si è guadagnato il rispetto internazionale e lo sosteniamo con convinzione”.

Documento eletti M5s: resettare vertici, sì moneta complementare. Crimi lo boccia

Resettare i vertici del Movimento 5 Stelle, introdurre una moneta complementare in Italia. Questi, apprende l’Adnkronos, alcuni dei punti contenuti in un documento presentato dal deputato Pino Cabras in assemblea M5S e sottoscritto da alcuni parlamentari (Cabras, Maniero, Costanzo, Volpi, Romaniello, Crucioli, Granato, Vanin, Angrisani). Nel testo, tra l’altro, si chiede di non ricorrere ai prestiti del Recovery Fund. Il capo politico M5S Vito Crimi, a quanto apprende l’Adnkronos, usa parole dure per commentare il documento presentato in assemblea congiunta da alcuni parlamentari M5S, dove si chiede, tra le altre cose, di formalizzare il no al Mes e di rinunciare ai prestiti del Recovery: “Sono basito”, ha esclamato Crimi. “Questo cosa vuol dire, che non voterete il governo se non saranno soddisfatte tutte le richieste? Vuol dire che i responsabili anziché 15 devono essere 20?”, ha domandato Crimi. “Cosa dovrò dire alle altre forze politiche?”.

Bonetti trasloca: “Conte non mi ha chiamata”

“Ho l’ufficio pieno di scatoloni, sto portando via le mie cose. Ne ho già riempiti almeno una decina o dodici, anche se in tutto saranno una ventina. Devo ancora chiuderli…”. A raccontare il suo addio all’ufficio da ministra della Famiglia e delle Pari Opportunità è Elena Bonetti, che oggi a Un Giorno da Pecora, su Radio1, è intervenuta in collegamento video mostrando come stesse riordinando le sue cose nell’ormai ex stanza. “Ho vissuto un’esperienza straordinaria per la quale posso dire solo grazie – ha detto Bonetti -, incoscienza so di aver fatto del mio meglio. L’approvazione del family act non rimarrà un passaggio neutro in Italia”. “Oggi sono andata a salutare e ringraziare i dipendenti delministero, più tardi chiuderò l’ufficio e andrò via” spiega ancora Bonetti che alla domanda se il premier l’abbia chiamata per dirle che accettava le sue dimissioni risponde: “No, ho letto un’agenzia, ma sono certa che arriverà una comunicazione”.

Sassoli: Conte proteggerà l’Italia da irresponsabilità

“La stabilità dell’Italia è un bene prezioso anche per l’Unione europea”. Lo ha affermato oggi in una breve nota da Bruxelles il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli.”Siamo sicuri che il presidente Conte e le forze di governo sappiano superare questo momento di difficoltà proteggendo gli italiani dall’irresponsabilità. Il piano varato dal governo italiano è fondamentale per la ripresa e il futuro della nuova Europa”, ha concluso Sassoli.

Verso la conta in Aula

Intanto Iv vive le ore del post-strappo con prudenza. Nessuna rivolta interna viene registrata nella riunione serale dei parlamentari con Renzi. Si attende la mossa del premier, ma si discute dello scenario di una soluzione rapida della crisi in maggioranza come se il Conte ter non fosse ancora un’opzione archiviata: sedersi a un tavolo sarebbe possibile. Ma la convinzione di più d’uno è che si vada verso la conta in Aula. E, se mai arriverà quel giorno, qualche addio tra i renziani non si può escludere. Una decisione su come affrontare la crisi Conte – se dimettersi per aprire il tentativo di un nuovo governo o andare in Parlamento a verificare la sua maggioranza – la deve mettere sul tavolo già nelle prossime ore. Se sceglierà davvero lo showdown in Parlamento l’obiettivo potrebbe essere ottenere il sì da una maggioranza larga e solida, con un appello ampio a sostenere il lavoro del governo.

L’unica alternativa alla carta responsabili potrebbe essere un’apertura improvvisa di Renzi al dialogo. Possibilità remota ma non ancora impossibile. Poi si aprono altri scenari: da quello del governo di unità nazionale, guidato da una figura di alto profilo (e in tal caso risuonano i nomi di Mario Draghi e ancor più forte, in queste ore, quello della presidente Emerita della Corte Costituzionale Marta Cartabia) o l’impossibilità di trovare alcuna maggioranza a sostegno anche di un governo del genere e la strada, a quel punto inevitabile, del voto anticipato.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close