MILANO – Dopo la polemica a distanza tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il ministro Gualtieri al suo fianco e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è il commissario ed ex premier Paolo Gentiloni a mettere in chiaro che dalla crisi del coronavirus l’Europa uscirà soltanto uniti. “Senza un piano comune” europeo, “nessun Paese, neanche i Paesi più ricchi, riuscirà a uscire da questa terribile crisi”, dice il titolare dell’Economia di Bruxelles in una dichiarazione al Tg5.
Gentiloni e la polemica Ue
Per far fronte all’emergenza coronavirus, “i diversi governi devono trovare un accordo e la Commissione farà di tutto perché questo accordo arrivi e per trovare i mezzi idonei per finanziarlo”, assicura Gentiloni.
In questa drammatica emergenza dettata dal nuovo coronavirus, “la parola chiave è solidarietà – rimarca ancora il commissario europeo – Serve un piano comune per la rinascita dell’Europa”.
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Senza entrare nel dettaglio tecnico di come si debba costruire questo piano, sono parole lontane – nei toni – da quelle usate solo poche ore prima dalla presidente della Commissione, in un incidente diplomatico rientrato solo grazie a un successivo chiarimento.
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Sabato mattina, infatti, sono risuonate le affermazioni che von der Leyen ha rilasciato all’agenzia di stampa Dpa e sono state rilanciate da Dei Welt: La parola coronabond “è uno slogan”, “ci sono limiti legali molto chiari, non è questo il piano” della Commissione: “Non stiamo lavorando a questo”. Idee che hanno chiamato a una dura presa di posizione da Conte e Gualtieri: annunciando il piano da 4,3 miliardi per anticipare i soldi ai cittadini in difficoltà anche nel fare la spesa alimentare, il presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia hanno detto senza mezzi termini “von der Leyen sbaglia”, chiedendole di essere “all’altezza dell’appuntamento con la storia”.
Solo in tarda serata, da Bruxelles è arrivata una correzione al tiro con la dichiarazione che si sta lavorando per una soluzione condivisa e non è escluso nulla, nei limiti del trattato. Un mezzo passo indietro accolto con favore dal Mef stesso.