• 20 Aprile 2024 5:20

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Fondi Lega, indagato assessore lombardo del Carroccio. Perquisizioni nella società di un deputato

Dic 10, 2019

inchiesta a genova

Indagato il leghista Stefano Bruno Galli. Perquisita la società Boniardi Grafiche srl, riconducibile al deputato del Carroccio Paolo Massimo Boniardi

di Ivan Cimmarusti

10 dicembre 2019


default onloading pic

3′ di lettura

È la «traccia» lasciata per il presunto riciclaggio dei 49 milioni di euro di rimborsi elettorali della Lega Nord, quando ai vertici c’era il Senatùr Umberto Bossi col tesoriere Francesco Belsito. Da Banca Aletti, dove era acceso il conto del Carroccio, sarebbero usciti 450mila euro verso l’Associazione Maroni presidente. Un giro di denaro che avrebbe coinvolto anche la Boniardi Grafiche srl – società riconducibile al deputato della Lega Paolo Massimo Boniardi – e Nembo srl.

Indagato l’ex assessore Galli

L’ipotesi d’accusa della Procura della Repubblica di Genova ha portato gli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza a svolgere perquisizioni nelle sedi delle due società e negli uffici di Stefano Bruno Galli, assessore regionale della Lega. L’inchiesta è coordinata dal procuratore capo Francesco Cozzi, che indaga sui 49 milioni di euro di rimborsi elettorali concessi alla Lega Nord tra il 2008 e il 2010, ottenuti falsificando rendiconti e il bilancio.

I 450mila euro verso l’associazione Maroni Presidente

Circa 450mila euro sarebbero transitati da Banca Aletti all’associazione Maroni presidente. Da questa, poi, sarebbero stati girati su alcuni conti riconducibili alla Lega. I 450mila euro, infatti, tramite Galli sarebbero formalmente stati utilizzati per acquistare del materiale a sostegno della campagna elettorale della Lega ma, in realtà, non sarebbero stati mai spesi e sarebbero rientrati in altri conti correnti, riconducibili al partito. Delle due società destinatarie delle perquisizioni la prima – la Boniardi Grafiche – sarebbe riconducibile al deputato leghista Fabio Massimo Boniardi mentre la seconda – la Nembo srl – ha cessato le attività a luglio scorso.

I reati in prescrizione ma resta la confisca

I reati di cui erano accusati Bossi e Belsito sono caduti in prescrizione. Tuttavia la Corte di Cassazione ha confermato la confisca definitiva dei 49 milioni. Nella sua requisitoria in Cassazione, il Pg Marco Dall’Olio, aveva invece chiesto la conferma delle condanne per Belsito e Bossi, parlando di «indubbie spese per la famiglia Bossi». «Non è vero che i rendiconti erano solo generici. Erano anche falsi: si diceva “rimborso autisti”. Ma in realtà si finanziava la famiglia Bossi. E non è un aspetto secondario – aveva sottolineato Dall’Olio – , è sotto questo profilo che si configura il reato di truffa».

Il «sistema di sottrazione»

I pm di Genova, attraverso gli accertamenti della Guardia di finanza, hanno ricostruito il vasto «sistema» per sottrarre i finanziamenti elettorali. L’inchiesta, deflagrata nel 2012, ha riguardato fatti avvenuti tra il 2008 e il 2010: in quest’arco temporale sarebbero state presentate rendicontazioni irregolari al Parlamento per ottenere indebitamente i fondi pubblici. L’inchiesta fu battezzata “The Family”, come il nome riportato sulla copertina di una cartellina di appunti conservata dall’allora tesoriere Belsito, in cui erano elencate le spese della famiglia Bossi.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close