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Fisco, fino a 100 euro in più nella busta paga di 16 milioni di italiani ​​​​​​​ – La Stampa

Gen 18, 2020

ROMA.Il taglio del cuneo fiscale interesserà in tutto 16 milioni di contribuenti italiani, 4,3 milioni in più rispetto alla platea che oggi percepisce il «bonus» da 80 euro introdotto da Renzi. Il beneficio lordo annuo sarà compreso da 1200 e 192 euro ed interesserà anche i redditi più alti, sino ad un massimodi 40 mila euro lordi l’anno, mentre restano ancora esclusi i cosiddetti incapienti che dichiarano meno di 8.200 euro. Per il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che ieri assieme al premier Conte ha incontrato i sindacati e messo il sigillo finale sulla proposta, questo intervento «ispirato alla crescita e all’equità, rappresenta il primo passo di una più generale riforma fiscale a favore dei redditi medio-bassi». Il prossimo passo è atteso ad aprile quando il governo varerà una apposita legge delega destinata ad avviare la tanto attesa riforma dell’Irpef. «Vogliamo fare le cose per bene – ha detto ieri Gualtieri – con serietà, discutendo e ragionando».

Quanto pesano gli sconti

Intanto dal primo luglio, grazie ai 3 miliardi di euro stanziati con la legge di bilancio (che saliranno a 5 nel 2021), le buste paga diventano un poco più pesanti. Agli attuali percettori del «bonus Renzi», in tutto 11,7 milioni di lavoratori compresi nella fascia 8.200-24.600 euro lordi annui, viene concesso un aumento di 20 euro al mese in modo da portare il loro beneficio da 960 a 1200 euro annui. E questo bonus ora viene assegnato anche a 750 mila contribuenti che arrivano sino al tetto di 28 mila euro, compresa la fascia 24.600-26.600 euro che oggi percepisce in maniera decrescente gli 80 euro. Da 28 a 35 mila euro di reddito (altri 2,6 milioni di lavoratori) lo sconto, questa volta non più sotto forma di bonus ma di aumento delle detrazioni fiscali in modo da rendere più facile in prospettiva l’intervento sulle aliquote, viene invece fissato in 80 euro lordi/mese. Importo che sopra i 35 mila euro inizia poi a calare progressivamente (vedere grafico a fianco) arrivando a 192 euro/anno a quota 39 mila euro per azzerarsi una volta raggiunti i 40 mila.

Ok dai sindacati

Sul progetto di riduzione delle tasse, come ha spiegato Gualtieri, «c’è stata ampia convergenza coi sindacati». Che delle tre possibili soluzioni prospettate dal Mef hanno scelto quella che ampliava più delle altre la platea dei beneficiari. «Non è una risposta che potrà soddisfare tutti ma è un primo passo importante e lo sottolineo perché abbiano portato milioni di lavoratori in piazza per arrivare a questo risultato. Ancora una volta però restano fuori gli incapienti», ha commentato il segretario generale Cisl Annamaria Furlan. Conferma Maurizio Landini (Cgil): «Dopo tanti anni c’è un provvedimento che aumenta il salario netto di gran parte dei lavoratori dipendenti. E’ un primo risultato, perché ovviamente nessuno diventa ricco in questa situazione dal momento che i salari restano bassi, ma la strada è quella giusta». «Siamo partiti col piede giusto: si allarga la platea, si mantiene il bonus, si introduce il ragionamento sulle detrazioni», ha sintetizzato a sua volta il leader della Uil Carmelo Barbagallo.

Prossimo step il taglio Irpef

E mentre il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo conferma che «misure in favore degli incapienti e contrasto alla stagnazione salariale sono priorità mie e di tutto il Governo», la viceministra dell’Economia Laura Castelli spiega che ora «si apre il cantiere della riforma Irpef che il governo intende costruire assieme ai sindacati». A sua volta il presidente del Consiglio, durante il confronto con Cgil, Cisl e Uil, ha spiegato «di voler rilanciare il dialogo in vista delle molteplici sfide che ci attendono e anche in vista del confronto di maggioranza di fine mese», e quindi «ci sarà un prosieguo dei tavoli nei prossimi giorni per quel che riguarda il piano degli investimenti, la crescita, la fiscalità ed ovviamente il piano di rilancio per il Sud». Quanto all’intervento sul cuneo fiscale «è il primo passo verso una riforma complessiva dell’Irpef. E a dispetto di una certa propaganda è la prova che la nostra manovra economica riduce davvero le tasse per famiglie e lavoratori».

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