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Ferrara vuole i coccodrilli per combattere le nutrie

Mar 20, 2019

FERRARA – Importare dei coccodrilli e liberarli nei canali della campagna emiliana, in modo da sfruttare le loro doti da «antagonisti naturali». La campagna emiliana come le Everglades statunitensi: è la proposta avanzata dalla Confederazione Italiana Agricoltori di Ferrara per risolvere una volta per tutte i problemi provocati dalla fauna selvatica, su tutti i pesanti danni arrecati a colture e argini da nutrie e oche canadesi. «Forse in questo modo – spiega in una nota Gianfranco Tomasoni, membro della giunta della CIA estense – una questione che si trascina da anni e non è mai stata risolta potrebbe trovare una risoluzione definitiva».

«Una provocazione evidente», sottolineano dalla stessa associazione degli agricoltori. La questione di fondo però rimane ed è pure di fondamentale importanza per il settore agricolo, che ormai da anni si trova costretto a fare con i danni provocati dalla fauna selvatica.

Per tenere lontani gli animali non autoctoni, infatti, le aziende devono acquistare palloni e cannoni che, oltre a costituire una spesa non indifferente, non rappresenterebbero nemmeno una soluzione efficace. «I palloni, soprattutto con il vento forte di questi giorni, sono volati via o hanno subito danni considerevoli – continua Tomasoni – E saremo noi agricoltori, naturalmente, a doverli ripristinare, sostenendo dei costi aggiuntivi perché il contributo regionale di 2500 euro a fondo perduto, soprattutto per chi ha molto terreno, non copre certamente la spese». Per un’azienda di dimensioni medie, ossia sui 60mila ettari, si parla infatti di almeno 6mila euro. Ai quali poi ne andrebbero aggiunti almeno altri 6mila per l’acquisto dei cannoni. «Inoltre gli ambientalisti, sempre molto attenti alla salvaguardia del territorio, dovrebbero preoccuparsi anche di proteggere la bellezza del paesaggio rurale, e una campagna disseminata di cannoni e palloni somiglia più a un campo di battaglia che a un armonioso paesaggio, soprattutto se parliamo di zone a ridosso del Parco del Delta del Po».

Molto meglio i coccodrilli, quindi. «Non sarebbe una buona idea – conclude l’agricoltore CIA – contrastare e limitare la proliferazione incontrollata di una fauna non autoctona con un antagonista naturale, come si fa già con gli insetti per la lotta integrata? Perché una soluzione va trovata ed è incredibile che una situazione di disagio così forte per l’agricoltura e l’ambiente, continui a venire affrontata con strumenti palliativi e mai completamente risolutivi”.

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