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F1, Fisichella: “Giovinazzi deve credere in se stesso”

Mar 10, 2019
F1, Fisichella: Giovinazzi deve credere in se stesso

Guardi l’albo d’oro dei piloti italiani più vincenti degli ultimi 25 anni e trovi Giancarlo Fisichella. Dopo di lui Jarno Trulli. Poi il nulla assoluto. Ovvero negli ultimi 23 anni di F.1 a parte i due citati con l’inserimento di Tonio Liuzzi, l’Italia da corsa non ha saputo portare piloti o farne vincere altri. Qualche apparizione di Giorgio Pantano con la Jordan, fine anni 90, speranze per uno o per l’altro, ma poco più. Ora con Antonio Giovinazzi un pilota italiano torna in pianta stabile in F.1 dopo 8 anni di assenza. Un tempo lunghissimo che dice molto sullo stato di salute dell’automobilismo in Italia. Temi che affronteremo in separata sede, di sicuro Fisichella ha i titoli per dire la sua e dare dei consigli a Giovinazzi. Cosa deve fare il nostro pilota?

Deve far bene e credere in se stesso e nel proprio lavoro, deve fare risultati ma questo vale anche per gli stranieri. Abbiamo aspettato anni prima che un italiano tornasse in pianta stabile in F1 spero abbia la possibilità di fare bene. Consigli: andare forte di sicuro, se riesce a stare davanti a Raikkonen è meglio, perché Kimi è un punto di riferimento per tutti, un campione del mondo. Però se non dovesse farcela non è un dramma perché Raikkonen è uno che va forte, cosa importante è tenersi un margine in tasca, quel decimo o due che gli consenta di finire le gare, di non uscire di pista e fare punti. Almeno nelle prime gare della stagione è importante, non deve ritirarsi o rompere la macchina, questo deporrebbe a suo sfavore. Quindi il compromesso è andare più forte che può ma non tanto da essere al limite, finire le corse e fare esperienza, poi nella seconda metà di campionato può dare tutto, sempre sperando che la macchina sia competitiva”.

Fisichella è un pilota che ha vinto 3 GP, è salito sul podio 19 volte, 231 GP e 229 partenze, 4 pole position, 2 giri veloci e 275 punti. Un palmares importante eppure è mancato qualcosa. Che cosa?

“Cosa mi è mancato? Un po’ di fortuna forse, ho corso con team competitivi come Renault e ho contribuito a far vincere i mondiali costruttori. Me la sono giocata con Alonso, poi qualche problema tecnico e qualche errore e alla fine mi sono dovuto mettere a disposizione della squadra, lo dico con orgoglio, perché anche grazie al mio contributo Renault ha vinto i titoli iridati costruttori. Dopo 23 anni sono il pilota più vincente fra gli italiani, mi fa piacere da un lato ma mi rattrista dall’altro, perché vuol dire che non c’è stato ricambio. Da noi mancano aziende che supportano i piloti, mentre all’estero hanno pure le nazioni che li aiutano. Io o Trulli, per fare un nome, siamo stati fortunati perché abbiamo trovato chi ha creduto nel nostro talento. Già all’epoca ci volevano soldi per arrivare in F1 e io non ne avevo. Qualcuno ha creduto in me e mi ha permesso di fare quello che ho potuto. Non finirò mai di ringraziarli”.

I particolari della sua carriera sono racchiusi in un libro, “Il profumo dell’asfalto” scritto con Carlo Baffi (Sperling&Kupfer edizioni, 15,20 euro) che vale la pena di leggere con tanti retroscena e aneddoti. Ma da pilota Ferrari, o meglio ex… cosa pensa della stagione F.1 che scatta a Melbourne? La Ferrari sarà competitiva?

“Credo che sarà un mondiale bello e combattuto e la Ferrari ha le carte in regola per fare bene”.

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