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Energia, allarme Authority: “Per l’auto elettrica mancano le infrastrutture”

Feb 20, 2020

ROMA – Entro i prossimi otto anni, nelle strade italiane, circoleranno almeno 6 milioni di veicoli elettrici, di cui 2 milioni ibridi plug in (gli ibridi le cui batterie si possono ricaricare anche senza l’ausilio del motore a combustione interna). Una crescita senza precedenti, visto che al momento, la quota di green car nel nostro paese non raggiunge l’1 per cento del parco auto (quest’ultimo pari a 39 milioni di auto).

Una crescita che rischia di essere sottostimata. Soprattutto per le ricadute sul sistema delle infrastrutture. Al momento non abbastanza adeguato. “La diffusione dei veicoli elettrici porta con sé l’esigenza di una rete di punti di ricarica. Lo sviluppo della mobilità elettrica avrà quindi inevitabili e importanti conseguenze sull’evoluzione del sistema elettrico nazionale”. L’avvertimento arriva da parte dell’Arera (l’Autorità di regolazione per Energia Ambiente e Reti), il cui presidente Stefano Besseghini è intervenuto in audizione alla commissione Finanze della Camera.

Servono ricariche intelligenti

Per Besseghini, non solo bisogna ancora intervenire per dotare le città degli strumenti necessari per supportare la crescita della mobilità elettrica, ma bisogna introdurre quanto prima lo smart charging, un sistema di ricarica “intelligente” con cui incentivare i rifornimenti elettrici nelle ore e nelle zone più adatte, attraverso l’introduzione di segnali di prezzo o vincoli di quantità. “In questo modo si eviterebbe il possibile aumento dei costi dovuti agli investimenti che sarebbero necessari sulla rete in caso di “picchi” di prelievo contemporanei, sfruttando anche la carica delle batterie delle auto per stabilizzare il sistema rilasciando energia all’occorrenza”.

Oneri nella fiscalità generale

Perché gli investimenti necessari non vadano tutti a finire negli oneri generali che si pagano in bolletta (sul tipo degli incentivi per le rinnovabili o i sussidi alle imprese energivore), causandone un inevitabile rincaro, l’Authority propone (in verità, da tempo) di spostare una parte della spesa sulla fiscalità generale. E, sempre per limitare i costo a carico della collettività, occorre prevedere sistemi in cui sia possibile recuperare energia dalle auto in sosta (il cosiddetto vehicle to the grid) o prevedere la realizzazione di grandi impianti di ricarica collegati centrali di energia rinnovabile.

Non ricaricare tutti insieme

Secondo la relazione fornita in commissione da Besseghini, sempre al 2030, ci sarà un incremento del fabbisogno di energia di almeno 2 terawattora all’anno per milione di auto circolanti. Dal punto di vista della produzione non sarà un problema, vista anche la crescita delle rinnovabili prevista anche dal recente Piano nazionale integrato energia-clima. Diverso il discorso per le infrastrutture necessarie par la ricarica. “Gli impatti sulle reti – sostiene l’Autorità – non dipendono tanto dal volume di energia prelevata, quanto piuttosto dalla potenza prelevata istantaneamente, nonché dall’istante e dal punto della rete in cui ciò avviene”. Ecco perché sarebbe necessario “orientare i conducenti dei veicoli elettrici affinché effettuino la ricarica nei momenti e nelle aree più adatte per ottimizzare l’efficienza del sistema elettrico”.

Incentivi solo al trasporto pubblico

Sarebbe giusto dare agevolazioni per favorire il passaggio alla mobilità elettrica? Secondo l’Autorità, le agevolazioni “dovrebbero contribuire a ridurre il divario di prezzo dei veicoli elettrici rispetto a quelli a combustione interna e agevolare l’installazione di sistemi di ricarica”, ma dando priorità “al trasporto pubblico locale poiché quest’ultimo perseguirebbe obiettivi condivisi anche in sede europea, consentendo di diminuire le emissioni per passeggero/chilometro rispetto alla mobilità individuale”.

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