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Emergenza alimentare: 400 milioni per buoni spesa e prodotti di prima necessità

Mar 30, 2020

LA RIPARTIZIONE FRA I COMUNI

Arrivano i fondi per acquistare e distribuire subito beni di prima necessità nei comuni, dando priorità agli indigenti che non hanno altro sostegno pubblico

di Nicoletta Cottone

30 marzo 2020


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3′ di lettura

Arrivano ai comuni i fondi per gli indigenti messi in ginocchio dall’emergenza coronavirus. Quattrocento milioni per comprare immediatamente beni di prima necessità e distribuirli tramite le associazioni di volontariato agli indigenti che non hanno altro sostegno pubblico. L’ordinanza n. 658 della Protezione civile segnala che il ministero dell’Interno entro il 31 marzo 2020 disporrà il pagamento di 400 milioni di euro, ripartiti per 386.945.839,14 in favore delle regioni a statuto ordinario, delle regioni Sicilia e Sardegna e per 13.054.160,86 euro in favore di Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta e delle province autonome di Trento e Bolzano. Saranno contabilizzate nei bilanci degli enti a titolo di misure urgenti di solidarietà alimentare. La misura era stata annunciata dal premier Giuseppe Conte e dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Conte aveva anche chiesto alle catene della grande distribuzione di applicare uno sconto aggiuntivo del 5 o del 10 per cento.

I criteri di ripartizione fra i Comuni

Le risorse sono state ripartite fra i comuni seguendo tre criteri concordati con l’Anci:

1) l’80% del totale – pari a 320 milioni – ripartito in proporzione alla popolazione residente di ogni comune;

2) il 20% – pari a 80 milioni – ripartito in base alla distanza fra il valore del reddito pro capite di ciascun comune e il valore medio nazionale, ponderata per la rispettiva popolazione;

3) il contributo assegnato a ciascun comune non può essere inferiore a 600 euro. Viene raddoppiato il budget assegnato ai comuni della zona rossa individuata dal Dpcm del 1° marzo: in Lombardia sono Bertonico, Casalpusterlengo, Castelgerundo, Castiglione D’Adda, Codogno, Fombio, Maleo, San Fiorano, Somaglia, Terranova dei Passerini, mentre in Veneto c’è Vo’. La quota prevista per i comuni con popolazione oltre i 100mila abitanti viene decurtata in proporzione, per assicurare il rispetto dei criteri individuati per ke zone rosse e i piccoli comuni.

Le donazioni

I comuni possono anche aprire dei conti correnti per donazioni da destinare alle misure urgenti di solidarietà alimentare. L’ordinanza ricorda che in base all’articolo 66 del decreto legge 18/2020 per le erogazioni liberali in denaro o in natura spetta una detrazione d’imposta del 30%, per un importo non superiore a 30mila euro. Gli acquisti si fanno presso gli esercizi commerciali contenuti in un elenco stilato da ogni comune e pubblicato sul sito istituzionale.

Dai buoni spesa ai prodotti di prima necessità

Le risorse assegnate dall’ordinanza e le eventuali donazioni potranno essere destinate dai comuni ad acquisire buoni spesa utilizzabili per generi alimentari di prima necessità. I comuni potranno anche acquistare direttamente generi alimentari e beni di prima necessità. E potranno avvalersi per l’acquisto e la distribuzione di beni di enti del terzo settore.Inoltre nell’individuazione dei fabbisogni alimentari e nella distribuzione dei beni i comuni possono anche coordinarsi con gli enti che si occupano della distribuzione alimentare del programma operativo del Fead, il Fondo di aiuti europei agli indigenti. L’ordinanza chiarisce che per le attività di distribuzione alimentare non ci saranno restrizioni agli spostamenti del personale e dei volontari del terzo settore.

I beneficiari

L’ufficio servizi sociali di ogni comune avrà il compito di individuare la platea dei beneficiari e il contributo tra i nuclei più esposti agli effetti economici derivanti dall’emergenza Covid-19 e tra i cittadini che versano nel maggior stato di bisogno. Obiettivo soddisfare le necessità più urgenti ed essenziali, dando priorità a chi non ha altro sostegno pubblico.

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