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Di Maio contro la Francia per l’uso della “moneta coloniale”. Parigi convoca ambasciatrice italiana – Rai News

Gen 21, 2019
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21 gennaio 2019Sale di tono la tensione tra Roma e Parigi. L’ambasciatrice d’Italia a Parigi, Teresa Castaldo, è stata convocata al ministero degli Esteri francese dopo le parole del vice premier Luigi Di Maio sulla ‘moneta coloniale’. Il capo di gabinetto del ministro incaricato degli Affari europei, Nathalie Loiseau, ha convocato l’ambasciatore d’Italia a seguito delle osservazioni inaccettabili e inutili fatte ieri delle autorità italiane”, ha indicato una fonte del gabinetto del ministro.

Le parole del vicepremier

“Ogni giorno si rischia di parlare solo degli effetti, cioe’ i morti in mare, una cosa l’Europa sta ignorato, cioe’ quello che stanno facendo che alcuni paesi in Africa impoverendola, la Francia prima di tutti, che stampa in oltre 10 paesi una doppia moneta con cui si fa pagare una percentuale della ricchezza nazionale e finanzia anche una piccola parte del deficit francese”, aveva detto stamattina Di Maio alla radio Rtl 102.5.

Il colonialismo della Francia

“Per far restare gli africani in Africa basta che i francesi se ne stiano a casa loro invece che andare a colonizzare”, aveva argomentato il vicepremier. “Nei prossimi giorni il M5S presentera’ una iniziativa parlamentare, io voglio chiedere all’Ue di sanzionare i paesi come la Francia e diremo alla Francia di aprire i porti – ha aggiunto -. D’ora in poi tutti quelli che salveremo nel Mediterraneo li porteremo a Marsiglia, fino a quando non la smetteranno di stampare a Lione una moneta per gli africani sopprimendo la possibilita’ di sviluppo economico e benessere di quelle popolazioni”.

Il Franco CFA al centro della polemica

Il tema dei rapporti fra Europa e Africa, a cominciare dalle migrazioni, al centro del dibattito politico. Nel fine settimana esponenti del M5s hanno parlato di uno “sfruttamento economico” da parte della Francia delle sue ex colonie, considerandolo una delle cause dei flussi migratori nel Mediterraneo. Sul banco degli imputati c’è il franco CFA, ovvero la moneta che accomuna diversi Paesi africani già colonie francesi. Vediamo di capire meglio di cosa si tratta con Emma Farnè:

La teoria, riesumata ieri dal vicepremier Luigi Di Maio, che la Francia usa il “franco delle colonie” per finanziare il suo debito pubblico a spese dei Paesi africani circola in rete dal 2014, è stata rilanciata nel 2016 con un video su Facebook ed è stata ampiamente smontata dai quotidiani francesi Le Monde e Liberation in lunghi pezzi di fact checking già a inizio 2017. Il primo articolo in cui si parla di una “tassa coloniale” che andrebbe a rimpolpare le casse francesi è stato pubblicato dal sito Silicon Africa, hanno ricostruito Le Monde e Liberation. Ma la notizia di un “debito coloniale sugli utili della colonizzazione”, ripresa tra gli altri da Mondialisation.ca e Afrikmag, per ammissione del suo stesso autore ha bisogno di “maggiori dettagli”. L’autore scrive di un sistema “diabolico” che porterebbe “al Tesoro francese 500 miliardi di dollari l’anno, dall’Africa”, mentre in altri passaggi la cifra diventa “500 miliardi nelle divise africane”.

In realtà la teoria nascerebbe da una confusione, spiega Le Monde: 14 Paesi africani che hanno adottato con la fine del colonialismo, tra il 1959 e il 1962, dei trattati sul “franco delle colonie africane francesi” (Fca) sulla base di alcune regole: garanzie da parte del Francia della piena convertibilità della divisa in altre valute estere, tasso di cambio fisso sul franco francese (oggi sull’euro), trasferimenti di capitale nella zona del Fca liberi e gratuiti. In cambio però i 14 Paesi si sono impegnati a depositare presso la Banca di Francia, che non è il governo francese ma un’istituzione monetaria, il 50% delle loro riserve: lo stato francese non può attingere a questo deposito. Il cambio fisso con l’euro obbliga le banche centrali dei 14 Paesi a sottomettersi alle regole della Bce, con dei tetti sull’inflazione e tutti gli svantaggi di una moneta forte. A inizio 2016 le riserve dei Paesi del Fca presso la Banca di Francia erano stimate in 10 miliardi di euro. Secondo i detrattori del sistema le riserve dovrebbero essere sbloccate e usate per finanziare lo sviluppo dei Paesi africani. In ogni caso, pur essendo il Fca un chiaro retaggio coloniale, i 14 Paesi sono liberi di scegliere autonomamente di rompere il legame monetario con la Francia e rientrare nel pieno possesso delle loro riserve.

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