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Crisi di governo, perché Salvini ha «resuscitato» Berlusconi

Ago 13, 2019

la rinascita del centrodestra

Salvini aveva escluso accordi pre-elettorali ma poi è tornato sui suoi passi: ha bisogno di Forza Italia per la battaglia in Parlamento di queste ore e un’alleanza per conquistare i collegi uninominali che assicurino la maggioranza assoluta

di Riccardo Ferrazza

13 agosto 2019


Salvini: “Non c è altra maggioranza. Si voti il prima possibile”

2′ di lettura

«A livello locale c’è una tradizione di buon governo di centrodestra, ma a livello generale non ho nostalgie del passato» spiegava Matteo Salvini. Era maggio, il capo della Lega si diceva ancora deciso ad andare avanti per cinque anni con il governo giallo-verde e gli appelli del Cavaliere a tornare «a casa il prima possibile» erano accolti quasi con fastidio dal ministro dell’Interno.

La crisi di Ferragosto ha innescato in poche ore un “ritorno al futuro”: si sono aperte le trattative tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, anche se per ora l’accordo non è stato raggiunto. E il Cavaliere torna a far sentire il proprio peso politico. Come è stato possibile?

GUARDA IL VIDEO – SALVINI: «NON C È ALTRA MAGGIORANZA. SI VOTI IL PRIMA POSSIBILE»

Le forze in Parlamento

A convincere Salvini a voler riabbracciare l’alleato per un’intesa a livello nazionale sono i numeri. Innanzitutto in Parlamento, dove il leader della Lega teme che possa saldarsi (in formule politiche tutte da decidere) l’asse del non-voto tra gli ex coinquilini a Cinque Stelle e il Partito democratico. È vero che la Lega nei sondaggi viene indicata come la prima forza politica (sopra al 35%) ma tra Camera e Senato il peso della truppa leghista resta il frutto delle elezioni del 2018, quando il partito ottenne il 17,6%. Tradotto in seggi ha significato 125 deputati e 58 senatori. A Palazzo Madama, in particolare, l’apporto degli azzurri è indispensabile: il partito di Berlusconi può schierare 62 senatori, anche se vengono messe in conto alcune defezioni.

Elezioni, seggi e collegi

Avviata la crisi, nelle prime ore Salvini è sembrato escludere accordi pre-elettorali, salvo poi frenare e ripensarci. Un cambiamento di posizione dovuto certamemte alla necessità di avere dalla propria parte Forza Italia e Fratelli d’Italia nella battaglia parlamentare ma certamente frutto di più attente valutazioni elettorali: come ha spiegato in più occasioni sul Sole 24 Ore il politologo Roberto D’Alimonte, con il sistema elettorale in vigore per ottenere la metà più uno dei seggi occorre vincere almeno il 40% dei seggi proporzionali e il 70% dei seggi uninominali. Un obiettivo che la Lega non potrebbe centrare da sola ma che sarebbe a portata di mano se il centrodestra mettesse in campo candidati unici. Da Forza Italia, però, è arrivato subito un no all’ipotesi che l’accordo con Salvini comporti una lista elettorale unica. Gli azzurri si sentono di nuovo al centro della scena e vogliono farlo pesare.

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