ROMA – E’ in volo il Boeing KC-767 dell’Aeronautica militare attrezzato per il trasporto in biocontenimento. Fa rotta a Wuhan, in Cina, per andare a prendere Niccolò, lo studente italiano 17enne rimasto bloccato nei giorni scorsi nella città cinese focolaio dell’epidemia di coronavirus. Dopo l’ok delle autorità sanitarie al rimpatrio, l’aereo è partito stamattina, prima dell’alba, dall’aeroporto di Pratica di Mare dove rientrerà domani. Nicolò ha passato l’ultimo controllo sanitario e potrà salire sull’aereo per l’Italia.
L’atterraggio è previsto per le 7. Ventisei ore senza respiro, con il viaggio di ritorno nel quale Nicolò sarà praticamente da solo nel ventre di questo gigante dei cieli, assistito naturalmente dai sanitari.
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Il volo di andata durerà circa undici ore. Il KC 767 è un aereo commerciale riadattato dalle forze armate per trasportare materiali e per fare rifornimenti in cielo. Può ospitare fino cento passeggeri. A bordo ci sono quattro piloti che si danno il cambio ai comandi, dieci membri dell’equipaggio e un team sanitario. Il viaggio di ritorno sarà leggermente più lungo, circa 13 ore, e potrebbe essere necessario un rifornimento di carburante in volo sopra l’Adriatico prima di fare rotta verso Pratica di Mare. Questo per evitare atterraggi in un Paese straniero.
Il velivolo è diviso in tre zone, ognuna con un sistema chiuso e separato di ricircolo dell’aria per evitare contagi. La zona verde comprende la cabina di pilotaggio e un retro con delle brandine; la zona gialla, che occupa la parte centrale della fusoliera solitamente adibita a cargo, è l’area di decontaminazione, dove chiunque venga a contatto con i passeggeri (stavolta uno solo) deve prima sottoporsi vestito a una doccia con liquidi decontaminanti, poi togliersi gli indumenti e lavarsi; la zona rossa, infine, si trova nella coda dell’aereo ed è sigillata da una parete metallica. Vi si accede attraverso una porticina, che si apre nella cabina in cui viaggerà lo studente italiano.
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Il personale lo assisterà in divisa indossando una tuta Tyvek con cappuccio, la mascherina sulla bocca, calzari ai piedi e una protezione per gli occhi. Lui indosserà la mascherina e i guanti. Avrà quattro litri d’acqua a disposizione. Gli verrà servito cibo già cucinato, per lo più riso in bianco, crackers, biscotti. In fondo alla cabina, due “celle” di isolamento che nessuno spera di aprire mai: è l’extrema ratio se si dovesse sentire male in volo.
L’arrivo nella base militare di Pratica di Mare è previsto alle sette di domani mattina. Un pulmino trasporterà Niccolò in un’area allestita per un secondo screening, dove l’Unità per la difesa chimica, biologica, radioattiva e nucleare dell’Aeronautica predispone in questi casi un percorso di decontaminazione in cinque step riservato all’equipaggio e ai medici (il secondo step impone di stare dieci minuti con braccia aperte e gambe divaricate). Se qualcuno, in questa fase, dovesse mostrare sintomi del coronavirus, dovrà attendere l’ambulanza in una delle cinque tende ermetiche in Pvc a compressione negativa, in cui l’aria è depurata e risucchiata fuori da un filtro. Poi la destinazione per la quarantena. Alla Cecchignola, la cittadella militare alla periferia di Roma o allo Spallanzani.