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Coronavirus: il bazooka della Bce fa scendere lo spread. Saliscendi in Borsa, Milano torna in positivo

Mar 19, 2020

MILANO – Ore 12:45. L’intervento nottetempo dalla Banca centrale europea, che ha lanciato un piano da 750 miliardi per la pandemia di coronavirus, non ha un impatto univoco sui mercati. Da una parte scende lo spread tra Btp e Bund tedesco, con i titoli di Stato confortati dal fatto che la Bce ha annunciato maggior flessibilità nei suoi acquisti (che vuol dire potersi concentrare sulle emissioni in maggiore difficoltà, come quelle italiane): il differenziale di rendimento si muove in fortissimo calo arrivando fino a 185 punti base, dagli oltre 270 della vigilia, poi si assesta in area 195 punti con rendinento all’1,7 per cento. D’altra parte, però, la reazione azionaria è diversa con azioni vendute in Asia e Borse europee miste.

La Bce torna al whatever it takes: Borse Ue miste, Piazza Affari allunga

Dopo un’apertura poco convinta, i listini del Vecchio continente diventano misti. Milano è tra le migliori grazie al calo dello spread, che favorisce i titoli bancari, e il Ftse Mib sale ma con il +2,5% di metà giornata dimezza il rialzo rispetto al balzo iniziale. Deboli gli altri: Londra scende dell’1,4%, Parigi dello 0,3% e Francoforte cade dello 0,6 per cento. Volatili i future su Wall Street, che puntano in ribasso.

“Siamo di nuovo al whatever it takes di Draghi, dicono da Abn Amro, sottolineando la nuova verve della Bce che ha lanciato un programma ingente. Importante che la Banca centrale si tenga le mani libere sul poter modulare gli acquisti di titoli pubblici, probabilmente – spiegano gli addetti ai lavori – modificando i parametri che limitano la concentrazione di emissioni nel portafoglio. Come notano gli analisti di Barclays, le mosse della Bce comprendono una maggior inclusione di debiti delle imprese nel piano d’acquisti, con i commercial paper attraverso i quali si finanziano le aziende, e conferma che il problema numero uno in questo momento è la liquidità: ancora una volta è stato evitato il taglio dei tassi, giudicato dai più inadeguato. Ed è un ulteriore messagio alla politica: servono stimoli condivisi, e dalla banca inglese si aspettano che arrivi un utilizzo comune del Meccanismo europeo di stabilità per sostenere l’intera Europa.


Che sia necessaria una terapia choc è reso chiaramente anche dal tracollo della fiducia delle imprese in Germania: l’indice Ifo, che la misura, è crollato a 87,7 punti a marzo, rispetto ai 96,0 di febbraio. Lo ha annunciato lo stesso istituto economico di Monaco. Si tratta dell’arretramento peggiore mai registrato dal 1991 e del livello minimo raggiunto dal 2008.

A rimbalzare con convinzione è il petrolio, reduce dai minimi dal 2002: il greggio Wti del Texas schizza del 13% a 23,52 dollari al barile mentre il Brent del Mare del Nord cresce del 5% a 28,05 dollari.

Asia debole, taglio dei tassi in Australia

Le Borse asiatiche hanno trattato in ribasso, nella notte italiana, nonostante l’intervento annunciato a mezzanotte dalla Bce per cercare di ribattere al danno economico del coronavirus. Si è mossa anche la Banca centrale australiana, che ha tagliato i tassi al minimo storico, ma la Borsa di Tokyo ha chiuso comunque in calo perdendo l’iniziale entusiasmo: l’indice Nikkei, dopo un avvio positivo, ha terminato la sua corsa in discesa dell’1,03% a 16.552 punti. Il colosso tecnologico Softbank lascia sul terreno il 17%. Miste le Borse cinesi: Shanghai ha perso lo 0,98%, mentre Shenzhen è salita dello 0,2 per cento. Tracollo per Seul, che ha lasciato sul parterre più dell’8 per cento.


Dollaro superstar

Il dollaro continua a rafforzarsi sull’euro e sulle altre valute: il biglietto verde domina i mercati e diventa l’unico bene rifugio per gli investitori. La moneta unica arretra sotto quota 1,08 dollari a 1,0788 e si rafforza contro lo yen a 118,06. Riprende fiato la sterlina a 0,9375. La divisa britannica è in netto calo nei confronti del dollaro, a 1,1526, mentre il biglietto verde guadagna terreno sullo yen e si attesta a 109,28. La sterlina aggiorna così i minimi dal 1985 nei confronti del dollaro.

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