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Copyright, accordo tra le istituzioni Ue

Feb 13, 2019

BRUXELLES – Dopo una maratona negoziale iniziata lunedì a Strasburgo, Parlamento, Consiglio e Commissione Ue hanno trovato un accordo sulla riforma del copyright. Le nuove norme garantiscono maggiori diritti e una remunerazione più equa a editori, artisti, autori e giornalisti nei confronti delle grandi piattaforme online come Google, Facebook o Youtube. L’intesa è stata preceduta da quella tra i governi degli Stati membri, approvata con il voto contrario dell’Italia e di altri sette Paesi.

I commenti

“Accordo raggiunto sul copyright!”, ha twittato con soddisfazione il vicepresidente della Commissione Ue Andrus Ansip, ora “gli europei avranno finalmente regole moderne per il copyright adatte all’era digitale con reali benefici per tutti: diritti garantiti per gli utenti, equa remunerazione per i creatori, chiarezza delle regole per le piattaforme”.

“I creativi inclusi musicisti, attori, giornalisti sono rafforzati” dalle nuove regole, twitta il Parlamento europeo, mentre “meme, gif, e gli snippet degli articoli sono salvi e le piattaforme start up protette”.

Deal reached on the #copyrightdirective for the digital single market! Creatives incl. musicians, actors, journalists empowered, #memes#gifs and news article #snippets safe, startup platforms sheltered. More soon.

— JURI Committee Press (@EP_Legal) 13 febbraio 2019

Soddisfatto il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani: “Con l’accordo appena raggiunto sulla direttiva del copyright proteggiamo la creatività europea. Musicisti, attori, scrittori, giornalisti, audiovisivo, avranno diritto a una giusta remunerazione anche dai giganti del web”.

La riforma

Il testo ricalca in gran parte l’intesa franco-tedesca su cui i governi avevano trovato una maggioranza la scorsa settimana, malgrado il voto negativo dell’Italia e altri Paesi. L’impianto e gli obiettivi della direttiva rimangono gli stessi: costringere le grandi piattaforme digitali a concludere accordi con i detentori dei diritti d’autore e a pagare per il materiale che viene utilizzato su internet, garantendo così una giusta remunerazione per gli autori, i creativi, gli artisti e i giornalisti.

Ma due articoli della direttiva sono stati oggetto di un’aspra battaglia tra i giganti del web come Google o Wikipedia, che denunciano pericoli di censura, e le associazioni di editori, musicisti e autori di contenuti, che esigono di porre fine al furto di materiale coperto da copyright su internet.

Secondo l’articolo 13 della direttiva – il più contestato – le piattaforme come YouTube sarebbero obbligate a filtrare automaticamente e rimuovere il materiale coperto da diritti d’autore caricato dai singoli utenti. Il compromesso raggiunto negli scorsi giorni tra Parigi e Berlino prevede di escludere le startup con meno di 5 milioni di visitatori unici al mese da alcuni obblighi della direttiva.

Lo scontro è stato acceso anche sull’articolo 11 che riguarda la remunerazione di editori, giornalisti e autori, che potrebbe costringere piattaforme come Google News a concludere accordi e a pagare per mostrare frammenti (snippet) o titoli di articoli pubblicati da altri siti. Su questo punto l’intesa indebolisce le tutele previste in settembre dagli eurodeputati prevedendo di lasciare più spazio agli Stati membri per prevedere eccezioni che potrebbero danneggiare giornalisti, editori e autori.

Inoltre ad artisti, musicisti e creatori viene riconosciuto il diritto all’equo compenso, alla sua revisione e alla revoca della licenza se le opere non vengono sfruttate commercialmente da chi le detiene. Garantiti anche trasparenza sui ricavi di chi gestisce i diritti e un meccanismo di risoluzione delle dispute. Vengono inoltre tutelati esplicitamente i meme, i gif, il diritto di satira, di parodia e di citazione, le enciclopedie online, i materiali didattici, data mining, il patrimonio culturale e le opere i cui diritti sono scaduti: a questi non si applicherà il copyright.

Le prossime tappe

La battaglia sulla nuova normativa è destinata a proseguire nelle prossime settimane, quando governi ed Europarlamento dovranno confermare l’accordo raggiunto questa sera dopo 13 ore di negoziati in tre giorni nel cosiddetto “trilogo”. Con le elezioni europee in vista sarà una corsa contro il tempo per evitare che il provvedimento decada. Il Parlamento europeo dovrebbe votare nella sessione di aprile, anche se potrebbe anticipare a fine marzo. Quanto al Consiglio europeo, sarà la sede in cui l’Italia e gli altri governi contrari potrebbero cercare di mobilitare una minoranza di blocco che impedisca l’approvazione definitiva del testo.

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