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Chemio in dose killer, confermata la condanna per il primario. Ridotte le pene per specializzandi e infermieri

Dic 12, 2017

La Corte d’appello, sesta sezione, ha confermato la condanna per l’ex primario di Oncologia medica Sergio Palmeri a 4 anni e sei mesi per omicidio colposo e ha ridotto le pene riconoscendo le attenuanti generiche per gli altri quattro imputati accusati della morte di Valeria Lembo, una mamma di 34 anni uccisa nel 2011 da una dose killer di chemioterapia somministrata nel reparto di Oncologia medica del Policlinico. Commozione per la famiglia Lembo che da sette anni si batte per avere giustizia, difesa dagli avvocati Vincenzo Barreca e Marco Cammarata. Presenti in aula i genitori e il marito della vittima, le zie e i cugini.

La Corte d’appello, presidente Giacomo Montalbano, ha deciso una pena 4 anni per l’allora specializzanda Laura Di Noto, difesa dagli avvocati Raffaele Restivo e Stefano Cultrera, riducendo di un anno la pena decisa in primo grado. Ridotti da 7 a 4 gli anni di interdizione dalla professione medica. Quattro mesi la condanna per falso.

Confermati i 4 anni per omicidio colposo per Alberto Bongiovanni, assistito dagli avvocati Vincenzo Lo Re e Andrea Solaro, anche lui

specializzando al tempo dei fatti. Ridotta a 8 mesi la condanna di falso. Confermati i due anni e 6 mesi di interdizione dalla professione medica.

Due anni e 10 mesi per l’infermiera Clotilde Guarnaccia, difesa dall’avvocato Salvino Pantuso, e sospesa l’interdizione. L’infermiera Elena Demma, difesa dagli avvocati Mario Grillo e Stefania Rubino, aveva concordato la pena di 2 anni e 6 mesi con il procuratore generale Emanuele Ravaglioli. Anche per lei sospesa l’interdizione.

Alla donna, che era diventata mamma da sette mesi e colpita da un tumore alla spalla, il linfoma di Hodgkin, furono iniettati 90 milligrammi di medicinale anziché 9: una dose dieci volte superiore a quella necessaria a causa di un errore di trascrizione nella prescrizione interna.

L’unica assoluzione in primo grado era stata quella dello studente universitario Gioacchino Mancuso “per non aver commesso

il fatto”.

La Corte si è espressa anche sulle statuizioni civili confermando i maxi risarcimenti immediatamenti esecutivi di un milione per il marito di Valeria Lembo, Tiziano Fiordilino, costituito parte civile nel processo, e padre del figlio di cinque anni avuto dalla coppia. Quattrocentomila euro ciascuno per i genitori della donna, anche questi da liquidare immediatamente, come gli ottantamila euro disposti per la zia materna di Valeria Lembo.

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