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Borse incerte sulle notizie del coronavirus, la Cina corre grazie alla Banca centrale

Feb 20, 2020

MILANO – Andamento nervoso sui mercati finanziari per le notizie provenienti dal fonte sanitario che riguardano la diffusione del coronavirus. Dopo i dati confortanti della vigilia, con il numero di nuovi casi in diminuzione, a preoccupare gli investitori sono le due morti segnalate in Giappone e l’aumento di contagi in Corea del Sud.

Dollaro e oro, beni rifugio, continuano ad esser preferiti dagli investitori, anche se le azioni globali – supportate dalle banche centrali – non danno certo segni di cedimenti violenti. Dopo un balzo iniziale, legato a una debacle improvvisa dello yen, la Borsa di Tokyo ha chiuso in leggero rialzo: questa mattina il Nikkei ha guadagnato lo 0,34%. Migliore l’andamento a Shanghai, con l’indice in rialzo dell’1,8% per un nuovo intervento della Banca centrale cinese che ha tagliato il costo del denaro.

Le Borse europee aprono deboli, nonostante le chiusure record di Wall Street di ieri sera (+0,4% per il Dow Jones): Londra avanza dello 0,08% a a 7.463 punti. A Milano l’indice Ftse Mib segna -0,25% a quota 25.414. Francoforte arretra dello 0,09% a 13.774 punti e Parigi lo 0,02% a 6.109 punti.

A Piazza Affari l’attenzione resta puntata sul comparto bancario, dopo la fredda risposta del cda di Ubi (segui il titolo) all’Offerta pubblica di scambio lanciata da Intesa Sanpaolo (segui) e il mandato all’ad Victor Massiah di trovare i consulenti per valutare la proposta. La banca “preda” è stata messa sotto osservazione dall’agenzia di rating S&P con prospettive favorevoli. Debole Tenaris (segui) dopo i risultati relativi al quarto trimestre in flessione.

Lo spread tra Btp e Bund apre stabile a 135 punti e il rendimento del decennale è poco mosso allo 0,933%. L’euro resta sotto 1,08 dollari, giù anche lo yen e le valute asiatiche. La moneta europea passa di mano a 1,0790 e 120,36 yen. Sale il dollaro/yen a 111,55. Giù anche le altre valute asiatiche. Arretra dello 0,3% lo yuan e dello 0,6% la rupia indonesiana.

Continua come si diceva la corsa dell’oro sui timori provocati dal rallentamento dell’economia: il metallo prezioso oggi passa di mano sui mercati asiatici a 1.610 dollari l’oncia vicino ai massimi da 7 anni e secondo alcuni analisti la corsa potrebbe toccare fino a raggiungere presto i 1.650 dollari l’oncia. Al rally è interessato anche il palladio che sale dello 0,5% a 2.731 dollari l’oncia. Il prezzo del petrolio torna in rialzo questa volta per i timori nei rifornimenti, a causa delle crisi geopolitiche che impattano la Libia e il Venezuela. Sui mercati asiatici i future sul Light crude Wti avanzano di 22 cent a 53,51 dollari e quelli sul Brent crescono di 22 cent a 59,34 dollari al barile.

Dal fronte macro si segnala che, dopo l’indice Zew, anche l’indice Gfk sulla fiducia dei consumatori in Germania è previsto in calo a marzo per l’incertezza creata dal coronavirus. L’indice anticipatorio arretra a 9,8 punti a marzo dai 9,9 punti di febbraio. Secondo Rolf Buerkl, esperto dei consumi di GfK un calo o un’interruzione della produzione nelle aziende cinesi potrebbe influire sulla produzione in Germania o addirittura farla arrestare completamente e ciò potrebbe comportare una riduzione dell’orario di lavoro e possibilmente una riduzione del personale, cosa che “non gioverebbe alla fiducia dei consumatori”.

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