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Borse incerte in attesa delle Banche centrali. Spread stabile poco sopra 150 punti

Set 10, 2019

MILANO – Ore 9:15. Le Borse mondiali si confermano attendiste in vista degli appuntamenti con le Banche centrali: comincia la Bce di Mario Draghi, giovedì, poi sarà la volta della Federal Reserve. Gli investitori si aspettano dall’Eurotower un nuovo giro di acquisti straordinari e tassi ancor più in negativo, con un meccanismo che difenda le banche dagli effetti sui loro bilanci di questa situazione straordinaria.

In Italia, resta l’agenda politica al centro del palcoscenico. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è chiamato al Senato dopo avere incassato la fiducia della Camera. A Bruxelles la presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, presenta il nuovo collegio del quale dovrebbe far parte Paolo Gentiloni nel ruolo di commissario agli Affari economici.

Milano avvia gli scambi in flessione dello 0,1%, con Atlantia ancora debole per il timore di perdita delle concessioni autostradali. In linea le altre Borse europee: Parigi cede lo 0,04%, Francoforte lo 0,12% e Londra lo 0,43%.

La giornata macroeconomica si apre con i dati sulla produzione industriale di Italia e Francia (+0,3% a luglio, in ripresa) e prosegue con il mercato del lavoro in Gran Bretagna. Lo spread si muove poco sopra 150 punti base, in attesa di conoscere i dettagli della Manovra di bilancio che verrà costruita dal nuovo governo. Il differenziale di rendimento tra Btp e Bund apre stabile a 153 punti, sui livelli della chiusura di ieri: il tasso del decennale si attesta a 0,944%.

Euro poco mosso all’avvio di giornata: scambia 1,1043 dollari (-0,04%). Stabile la sterlina a 1,234 dopo che la Camera di Comuni ha bocciato la data delle elezioni per il 15 ottobre, chiesta dal premier britannico Boris Johnson. In Asia lo yen scende ai minimi delle ultime 5 settimane a 107,4 sulla prospettiva di nuovi colloqui Usa-Cina nella guerra dei dazi.

Questa mattina le azioni asiatiche si sono mosse poco, con Tokyo che è riuscita comunque a spuntare una chiusura positiva: +0,35% per l’indice Nikkei, spinto da uno yen debole sul dollaro che favorisce le aziende esportatrici del Sol levante. L’inflazione in Cina è aumentata del 2,8% su base annua nel mese di agosto (lo stesso valore del mese precedente) rimanendo così al suo livello più alto dal febbraio 2018. Su base congiunturale la variazione è stata pari al +0,7%, in accelerazione rispetto al +0,4% di luglio.

Il prezzo del petrolio Wti risale sulla soglia dei 58 dollari. Il greggio del Texas scambia a 57,9 (+0,21%) mentre il Brent avanza dello 0,16% a 62,69 dollari. In Arabia Saudita, il neo ministro dell’Energia (per la prima volta un membro della famiglia reale, figlio di re Salman) spingerà per accelerare la quotazione di Saudi Aramco e per continuare nella politica di tagli alla produzione per far salire il greggio. Lieve calo per il prezzo dell’oro che scambia a 1490 dollari l’oncia, con un ribasso dello 0,5%. Da inizio anno il metallo è salito del 16% a seguito della decisione delle principali banche centrali di riavviarsi su un sentiero di politica monetaria accomodante, provocando così il ribasso di dollaro ed euro. L’oro è comunque ancora lontano dai livelli attorno ai 1900 dollari toccati nel 2011.

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