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Borse in rosso nonostante le rassicurazioni Fed: preoccupa un ritorno del Covid

Giu 11, 2020

MILANO – Ore 9:15. I mercati aprono in forte ribasso sui timori di riemergere dei focolai locali di coronavirus negli Stati Uniti, nonostante la Federal Reserve abbia adottato una via di pieno supporto all’economia garantendo un livello di tassi prossimo allo zero fino a tutto il 2022. Rassicurazioni che hanno spinto il Nasdaq a nuovi record alla chiusura di mercoledì sera, insieme alle parole del segretario al Tesoro americano Steve Mnuchin che ha aperto ad ulteriori stimoli fiscali per le aziende che faticano a riaprire – soprattutto nei campi del turismo e del tempo libero – con aiuti diretti per i loro disoccupati. Ma nella mente degli investitori hanno pesato maggiormente le stime sulla crescita della disoccupazione Usa al 9,3% quest’anno e così sono scattate le vendite.

“Non ci sono state grosse sorprese dalla riunione della Fed, si sono concentrati sul recapitare un messaggio chiaro: non ci saranno ritocchi al costo del denaro per un lungo periodo”, ha commetnato a Bloomberg Kerry Craig, strategist di JPMorgan Asset Management rimarcando come ci siano state visioni molto diverse tra i banchieri del comitato che rinforzano l’incertezza sul ritmo di ripresa dell’economia dopo il Covid.

L’apertura delle Borse europee è così in forte ribasso, in linea con quanto visto in Asia. Francoforte cede il 2,45%, Londra il 2,3%, Parigi il 2,5% e Milano cede il 2,7% con le banche in sofferenza.

Le Borse asiatiche si sono mosse in ampio ribasso dopo che negli Usa i casi di positività hanno superato quota due milioni e l’avanzata dell’epidemia in America Latina preoccupa profondamente l’Oms. Tokyo ha perso il 2,8%, Sydney il 3% e Seul l’1,4% mentre, sul finale di seduta, Hong Kong cede il 2%, Shanghai e Shenzhen l’1%. Ieri sera Wall Street ha portato il Nasdaq (+0,67%) a nuove vette oltre 10 mila punti, mentre il Dow Jones ha perso l’1,04% e lo S&P500 è arretrato dello 0,53%.

In attesa degli Stati generali voluti dal premier Conte per programmare il rilancio, l’Istat diffonde oggi i dati sulla produzione industriale. L’euro apre sopra 1,13 dollari dopo la Fed: passa di mano a 1,1349 dollari e a 121,51 yen. Giù la sterlina che tocca 1,27 sul biglietto verde. Sul fronte del debito si segnala l’asta del Tesoro di Btp a 3, 7 e 15 anni per complessivi 9,5 miliardi mentre a Bruxelles si riuniscono i ministri finanziari nell’Eurogruppo. Lo spread tra Btp e Bund tedesco vola a 191 punti base, con il rendimento del decennale italiano all’1,53% sul mercato secondario.

I prezzi del petrolio sono in ribasso, dopo le scorte settimanali Usa al massimo storico e con le previsioni nere della Fed, la quale pronostica che il Pil Usa scenderà del 6,5% quest’anno, una netta sforbiciata rispetto al +2% previsto a dicembre. Secondo la Fed, il tasso di disoccupazione salirà al 9,3% nel 2020. Sui mercati asiatici i future sul Light crude Wti avanzano del 3,3% a 38,28 dollari e quelli sul Brent cedono del 2,8% a 40,57 dollaro al barile.

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