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Borse deboli sulle tensioni geopolitiche. Turchia, crolla la lira dopo la cacciata del governatore

Lug 8, 2019

MILANO – Ore 9:30. La cacciata del governatore della Banca centrale turca, Murat Cetinkaya, ad opera del leader assoluto del Paese Erdogan preoccupa gli investitori: crolla la lira. Anche i mercati azionari globali sembrano indirizzati a una riapertura debole, dopo le vendite che si sono già viste in Asia. L’attesa è tutta per gli appuntamenti della Federal Reserve, in vista della riunione di politica monetaria di fine mese. In settimana (agenda) il governatore Powell è chiamato a riferire al Congresso sulle scelte della Banca centrale e sull’andamento dell’economia Usa ed è anche prevista la pubblicazione delle minute dell’ultima riunione.

Se fino a pochi giorni fa i mercati davano per scontato un intervento sui tassi già a fine luglio, l’ultimo rapporto sul lavoro Usa ha mostrato una economia che viaggia a giri alti e messo in dubbio la necessità di Powell di intervenire in fretta. L’aspettativa resta per un taglio dei tassi, magari meno intenso di come preventivato pochi giorni fa: potrebbe esser di un quarto di punto.

I listini europei aprono in ribasso: Milano scivola dello 0,2% in avvio. Francoforte cede lo 0,15% nonostante il balzo di Deutsche Bank dopo l’annuncio della maxi-ristrutturazione con 18 mila tagli, Parigi scivola dello 0,15% e Londra dello 0,1%. Questa mattina, la Borsa di Tokyo

ha perso lo 0,98% in chiusura. Hong Kong arretra dell’1,8% e Shanghai del 2,48%.

In Giappone si fanno sentire le tensioni sul commercio internazionale tra Cina e Stati Uniti: si registra la prima flessione degli ordinativi di macchinari industriali in 4 mesi. Il calo di maggio è stato del 7,8% rispetto al mese precedente. Informazioni sensibili arrivano anche dalla Germania, con la produzione industriale che sale dello 0,3% a maggio rispetto al mese precedente (in linea con le attese), ma resta in rosso del 3,7% nel raffronto annuo. Destatis ha diffuso anche i dati sulla bilancia commerciale che mostra un incremento delle esportazioni a maggio dell’1,1% mensile a 113,9 miliardi e un lieve calo delle importazioni a 93,4 miliardi (-0,5% mensile destagionalizzato). Il surplus di bilancia commerciale a maggio in Germania è quindi pari a 20,6 miliardi, numero che scende a 18,7 miliardi su base destagionalizzata e corretta per i giorni di calendario. Dalla Banca centrale francese è arrivata una revisione al ribasso di un decimale della crescita transalpina nel secondo trimestre, passata al +0,2% rispetto al +0,3% registrato nei primi tre mesi dell’anno. Si guarda infine al credito al consumo negli Usa.

Intanto a Bruxelles si riunisce l’Eurogruppo, mentre a Palazzo Chigi si tiene il vertice di governo sull’autonomia con il presidente del consiglio, Giuseppe Conte. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi avvia la settimana oscillando intorno a 210 punti base con rendimento del decennale all’1,7%. Sul fronte valutario, come si diceva la lira turca è arrivata a perdere più del 3% in area 5,82 contro il dollaro dopo che Erdogan ha sostituito il banchiere centrale con il suo vice accusandolo di non tagliare il costo del denaro. Come atteso, per i mercati questo è un duro colpo all’istituzione monetaria. L’euro è poco mosso a 1,1223 dollari e 121,57 yen.

Tra le materie prime, dopo la recente cavalcata prezzo dell’oro frena e scende sotto 1.400 dollari. Sul circuito elettronico i future sull’oro arretrano dello 0,1% a 1.398 dollari l’oncia. Già lo scorso fine settimana il prezzo dell’oro aveva perso terreno dopo i buoni dati sull’occupazione Usa a giugno, che dimostrano il buono stato di salute dell’economia a Stelle e Strisce. Si allontana così la possibilità che la Federal Reserve tagli i tassi statunitensi fine luglio. Il prezzo del petrolio apre invariato. I mercati temono un rallentamento dell’economia globale per le incertezze geopolitiche. Sui mercati asiatici i future sul Light crude Wti resta fermo a 57,51 dollari e quello sul Brent arretra di un cent a 64,22 dollari al barile.

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