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Bonomi, messaggio al governo: “Il 4 maggio è vicino, non c’è ancora un metodo per la riapertura”

Apr 26, 2020

MILANO – La fine del lockdown si avvicina e il mondo delle imprese chiede chiarezza al governo “E’ dal 5 aprile che io chiedo qual è il metodo per arrivare alla riapertura e non tanto la data della riapertura e ad oggi non ho ancora avuto una risposta. Stiamo arrivando alla fatidica soglia del 4 maggio senza sapere ancora quale sarà il metodo”, ha detto il presidente designato di Confindustria Carlo Bonomi, ospite di “Mezz’ora in più”.

“Ci aspettiamo – ha proseguito – che domani mattina almeno le imprese che hanno la capacità di rispondere agli accordi di sicurezza” siglati con governo e sindacati “e sono nelle grandi catene del valore aggiunto dell’export possano riaprire perché stanno perdendo quote di mercato e molte imprese saranno fuori” se non ripartono.

Rep

Bonomi ha quindi bocciato la proposta avanzata ieri dal ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, che ipotizzato l’introduzione di “bond sociali”, titoli di Stato che gli italiani potrebbero acquistare incoraggiati da sgravi fiscali o uno scudo penale per chi trasferisce capitali dall’estero: “Ci sono due sfumature in questa proposta: comprendo che le banche abbiano la necessità di frazionare il loro rischio; la seconda cosa è il rientro dei capitali dall’estero. Io personalmente ma Confindustria sempre si è battuta per coloro che pagano le tasse, non credo che sia questa la strada: il rientro dei capitali dall’estero con uno scudo per chi ha evaso le tasse per comprare i titoli di stato non è la strada che mi piace”. Lo ha detto il presidente designato di Confindustria Carlo Bonomi a ‘In mezz’ora in più’ commentando il piano proposto dall’a.d. di Intesa Carlo Messina per i ‘social bond’. “Chi ha evaso le tasse deve essere giustamente sanzionato”, ha puntualizzato.

Gudizio molto critico anche sulle risorse spese dagli ultimi governi per sostenere Alitalia. “Con i soldi che abbiamo pagato negli ultimi anni per Alitalia, per avere una compagnia che è ancora in crisi, con gli stessi soldi compravamo pre-crisi cinque compagnie aeree: Air France, Klm, Lufthansa, Norwegian Air e Finnair. Non credo che il modello sia questo il modello”.

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