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Bankitalia, l’ultimo giorno di Signorini

Feb 11, 2019

MILANO – Quando domani, 12 febbraio, a Palazzo Koch si terrà la “collegiale”, la riunione del Direttorio di Banca d’Italia che è un rito del martedì, una sedia rimarrà vuota: sarà il primo giorno senza il vice direttore Luigi Federico Signorini, il cui mandato scade l’11 febbraio, oggi, e sulla cui nomina si è consumata la volontà del governo di Lega e M5s di dare una spallata all’istituzione centrale.

Operativamente, non sarà un problema. Lo Statuto di Bankitalia prevede infatti che l’organismo collegiale, che dalla riforma della governance risalente al 2006 è il fulcro dell’attività dell’istituto centrale, operi “a maggioranza”. Essendo composto dal governatore Visco, dal riconfermato vicedirettore generale Panetta e – a questo punto – dai soli direttore generale Rossi e dalla vicedirettrice Sannucci, il Direttorio si ritroverà a quattro membri. Ma in caso di “parità” nelle decisioni “prevale il voto del Governatore”, che scioglie qualsiasi ipotetica impasse.

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Non è poi questo caso un unicum nella recente storia di via Nazionale: il 12 luglio del 2012 Annamaria Tarantola si dimise dal Direttorio per andare alla presidenza della Rai e il suo sostituto – proprio Panetta – entrò in carica soltanto ai primi dell’ottobre successivo. In attesa del ricambio operò un organismo a quattro membri, senza disfunzioni.

Certo, se lo stallo dovesse perdurare a lungo i problemi potrebbero emergere, oltre che nello scontro istituzionale, anche nella possibilità concreta di operare. In prospettiva, preoccupa la fase di rinnovo che riguarderà contemporaneamente il direttore generale Salvatore Rossi e la vice Valeria Sannucci. Per entrambi il primo mandato scade il 10 maggio e non sarebbe pensabile – ragionando per estremo – la sopravvivenza del Direttorio in assenza di una loro conferma o di un rimpiazzo.

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Intanto, per sciogliere il nodo di Signorini serve un passo da parte del governo. Formalmente, infatti, al Consiglio superiore di Bankitalia – quello che nomina i membri del Direttorio su proposta del governatore – non è arrivato un diniego alla conferma dell’economista fiorentino, bocciato nel consiglio dei ministri di giovedì scorso. Nello Statuto della Banca centrale, all’articolo 18 comma 3 si specifica che è il Consiglio superiore, su proposta del Governatore, che “nomina il Direttore generale e i Vice Direttori generali, rinnova i loro mandati e li revoca”. E poco più avanti, al quinto comma, si specifica che “le nomine, i rinnovi dei mandati e le revoche del Direttore Generale e dei Vice Direttori generali debbono essere approvati con decreto del Presidente della Repubblica promosso dal Presidente del Consiglio dei ministri di concerto col Ministro dell’economia e delle finanze, sentito il Consiglio dei ministri”. Questa norma non si potrebbe leggere – secondo la versione accreditata in Banca – come una possibilità di Consiglio e Quirinale di forzare la mano, in assenza di un placet da parte del governo. Ecco perché, se alla fine la riconferma di Signorini non sopravviverà alle spallate di Lega e M5s, bisognerà ricominciare l’iter convergendo su un nome terzo.

Altri problemi, questa volta sì operativi, si avvicinano poi per quanto riguarda l’Ivass, l’Autorità che vigila sul comparto assicurativo. Da fine anno sono infatti scaduti i mandati dei consiglieri Riccardo Cesari e Alberto Corinti, rimasti al loro posto soltanto grazie alla proroga di 45 giorni concessa da una legge del 1994. Ora, però, il termine del 15 febbrio è praticamente arrivato. Il loro ruolo è fondamentale: con il presidente Salvatore Rossi formano il consiglio dell’Istituto e sono parte del direttorio integrato Ivass. Questo può funzionare solo se è garantita la presenza di un consigliere dell’Autorità, cosa che non sarebbe assicurata tra pochi giorni. Il processo di conferma di questi consiglieri è stato avviato dal governatore Visco, ma l’iter – simile a quello che riguarda Signorini – non si è ancora sbloccato. A differenza delle nomine in Banca d’Italia, che prevedono il “concerto” con il Tesoro, per Ivass la nomina avviene in accordo con il Mise. Ancor più diretto, in questo caso, il ruolo del dicastero retto da Luigi Di Maio.

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