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Banca d’Italia, il Pil può crollare del 13%. Dramma famiglie: “Il 20% più povero perde il doppio”

Mag 29, 2020

MILANO – L’esito della crisi nel quale il Paese, con il resto del mondo, è stato gettato dal coronavirus rischia di ampliare le forbici tra chi possiede di più e chi di meno. Lo mette nero su bianco la Banca d’Italia in occasione delle Considerazioni finali del governatore Ignazio Visco, appuntamento – in gran parte digitale per via dell’emergenza sanitaria – che non poteva che ruotare intorno agli impatti del Covid sull’economia.

Il rischio di aumento delle diseguaglianze

Nella relazione di via Nazionale si stima che la crisi economica porterà a una riduzione del reddito che per il 20% di famiglie con redditi inferiori (“il quinto più basso della distribuzione”) sarà “due volte più ampia di quella subita dalle famiglie appartenenti al quinto più elevato” ovvero al 20% che ha redditi maggiori. Secondo la prima ricostruzione di quanto avvenuto soltanto nel primo trimestre, cioè all’inizio di uno choc che ancora non è rientrato, “la disuguaglianza della distribuzione del reddito netto equivalente da lavoro, misurata dall’indice di Gini per i nuclei con capofamiglia di età inferiore ai 64 anni e in cui non si percepiscono redditi da pensione (il 58 per cento del totale), sarebbe aumentata di circa due punti percentuali al 37 per cento, toccando il valore massimo dal 2009, anno di inizio della serie storica utilizzata”. Se da un lato gli ammortizzatori sociali dovrebbero “essere in grado di ridurre in misura rilevante l’incremento della disuguaglianza nella distribuzione dei redditi da lavoro dovuto all’emergenza sanitaria”, secondo Banca d’Italia “nel medio termine sussiste però il rischio che l’emergenza Covid-19 accentui le disuguaglianze, sia per la maggiore presenza di lavoratori a basso reddito nei settori con più elevato rischio di contagio e con minore possibilità di lavoro a distanza, sia perché gli ammortizzatori sociali offrono un sostegno di natura temporanea, a fronte di ripercussioni potenzialmente durature sulla capacità reddituale dei lavoratori più coinvolti”.

L’incertezza che regna sovrana

Nelle parti conclusive delle Considerazioni di Visco si manifesta chiara l’incertezza nella quale viviamo. Mutuando dal Socrate platonico, il governatore ammette che “con il dissiparsi della pandemia potremo ritrovarci in un mondo diverso. Se intuiamo, in modo impreciso, e contrastiamo, con forza, la gravità delle conseguenze sociali ed economiche nel breve periodo, per quelle a più lungo termine possiamo solo riconoscere di ‘sapere di non sapere'”. Il governatore cita anche Keynes quando, tornando all’uscita dalla guerra, dice che per tirarsi fuori dalle secche del Covid “… la migliore garanzia di una conclusione rapida è un piano che consenta di resistere a lungo … un piano concepito in uno spirito di giustizia sociale, un piano che utilizzi un periodo di sacrifici generali” – verrebbe da dire, come quelli di questi nostri giorni – “non come giustificazione per rinviare riforme desiderabili, ma come un’occasione per procedere più avanti di quanto si sia fatto finora verso una riduzione delle disuguaglianze”.

L’idea che il Covid rappresenti un momento di svolta per il Paese permea tutto il discorso. Servono aiuti, serve un ruolo dell’Europa, ma non si possono più evitare le necessarie riforme.

La Bce e il Recovery Fund

Un ruolo lo sta giocando la Banca centrale europea, il cui consiglio “è intervenuto con immediatezza” e soltanto a marzo e aprile ha portato a 10 miliardi il ritmo d’investimento in Btp e affini del primo programma di acquisti, a cui “si sono aggiunti ulteriori interventi, di ammontare anche più alto, nel contesto del nuovo programma di acquisti” denominato Pepp. La discesa dello spread Btp-Bund nelle ultime settimane “è confortante; riflette l’azione della politica monetaria e le iniziative europee per il sostegno dell’attività produttiva e il lavoro e per il rilancio degli investimenti”. Ma il differenziale “è ancora quasi il doppio di quelli di Spagna e Portogallo, su valori che non trovano giustificazione nei fondamentali della nostra economia”.

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La proposta della Commissione per il Recovery Fund“sarebbe il primo passo verso un’unione di bilancio e il completamento del disegno europeo”, riconosce quindi Visco secondo cui “abbracciare con convinzione quest’idea, per disegnarla compiutamente e pianificarne l’attuazione, è una necessità non derogabile”. “Ogni Paese deve utilizzare le risorse messe a disposizione dalle istituzioni europee con pragmatismo, trasparenza e, soprattutto in maniera efficienze”, spiega ancora la relazione del numero uno di Palazzo Koch avvertendo però che “i fondi europei non potranno mai essere ‘gratuiti'” perché “il debito europeo è debito di tutti”.

In generale, rimarca Visco, l’Unione europea “è una risorsa formidabile per i suoi cittadini. La dolorosa esperienza della pandemia rende oggi ancora più forti le ragioni, non solo economiche, dello stare insieme. I timori e i pregiudizi reciproci riemersi con la duplice crisi dello scorso decennio, e che pure a tratti sono tornati a pesare su decisioni importanti in questa fase delicata, possono essere definitivamente superati e respinti con il contributo responsabile di ognuno. I paesi europei sono chiamati ad affrontare sfide comuni”.

Il crollo del Pil e del lavoro

Il trauma sull’economia italiana sarà comunque inevitabile, con una stima di crollo del Pil che a fine anno oscilla tra il 9% (scenario di base) e il 13% (pessimistico). Quanto all’impatto sul lavoro, via Nazionale mette in conto un crollo del 10% delle ore lavorate e del 4% dell’occupazione in termini di “teste”, solo grazie alla cassa integrazione.

Banca d'Italia, rischio aumento diseguaglianze col Covid: Il 20% delle famiglie con redditi inferiori perde il doppio

“Per riportare la dinamica del prodotto intorno all’1,5 per cento (il valore medio annuo registrato nei dieci anni precedenti la crisi finanziaria globale) servirà un incremento medio della produttività del lavoro di poco meno di un punto percentuale all’anno. Questo obiettivo richiede un forte aumento dell’accumulazione di capitale, fisico e immateriale, e una crescita dell’efficienza produttiva non dissimile da quella osservata negli altri principali paesi europei. Conseguirlo presuppone comunque una rottura rispetto all’esperienza storica più recente, richiede che vengano sciolti quei nodi strutturali che per troppo tempo non siamo stati capaci di allentare e che hanno assunto un peso crescente nel nuovo contesto tecnologico e di integrazione internazionale”, l’invito del governatore. Rimarcando che “la sostenibilità del debito pubblico non è in discussione”, Visco aggiunge “ma il suo elevato livello in rapporto al prodotto è alimentato dal basso potenziale di crescita del Paese e al tempo stesso ne frena l’aumento”.

La scuola, l’evasione e il Fisco

Mentre si dibatte della ripartenza delle scuole, Visco incalza: “Come da troppi anni si sottolinea, va migliorata la qualità del capitale umano, affrontando i problemi di fondo del sistema scolastico, dell’università e della ricerca”.

“Ciò che soprattutto ci differenzia dalle altre economia avanzate è l’incidenza dell’economia sommersa e dell’evasione che si traduce in una pressione fiscale effettiva troppo elevata per quanto rispettano pienamente le regole”, dice ancora il governatore che invita ad “un profondo ripensamento della struttura della tassazione, che tenga contro del rinnovamento di sistema di protezione sociale, deve porsi l’obiettivo di ricomporre il carico fiscale a beneficio dei fattori produttivi”. Per Visco “le ingiustizie e i profondi effetti distorsivi che derivano da evasione e sommerso si riverberano sulla capacità di crescere e di innovare delle imprese; generano rendite a scapito dell’efficienza del sistema produttivo”.

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Il ruolo delle banche

Le Considerazioni annotano che la “profondità della recessione, nel medio periodo”, “non potrà non avere effetti sui bilanci bancari. L’aumento dei crediti deteriorati andrà affrontato per tempo, facendo ricorso a tutti i possibili strumenti, inclusi quelli per la ristrutturazione e la loro vendita”. Ecco perché, ” qualora necessario”, “si dovrà essere pronti a percorrere soluzioni che salvaguardino la stabilità del sistema valutando” “strumenti in via preventiva per banche che versino in una situazione di serie, anche se presumibilmente temporanee, difficoltà”.

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Quanto alle misure prese dal governo, in particolare le moratorie sui prestiti e i finanziamenti garantiti, Visco riconosce che ci siano stati “frizioni” e “alcune lentezze” nell’afflusso della liquidità alle imprese prevista dalle misure del governo dovuta anche alla “mole di domande eccezionale” e “problemi di natura organizzativa e differenze nelle dotazioni informatiche” ma si dice “fiducioso che nelle prossime settimane con la cooperazione di tutti i soggetti coinvolti si registreranno miglioramenti” anche con alcuni emendamenti alla norma.

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