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Auto elettrica e Aziende energetiche: ai petrolieri piace la nuova mobilità?

Mar 10, 2020

Gente che per noi automobilisti produceva al massimo olio, oltre la benzina da inserire nel serbatoio. Con tanto di loghi sulle auto da corsa per venderci quella con maggior potere anti-detonante. Ora, è interessata a entrare nel mercato dell’energia elettrica. Quella corrente che alimenterà sempre più auto, dalla nuova Fiat 500 alla BMW i4, passando ovviamente per Smart, Polestar e Tesla, tanto per dirne alcune note. Mai avremmo detto che su questi EV, ci poteva stare una fornitura di “carburante” delle aziende che davano “da bere” alle contrapposte (spesso solo mediaticamente) termiche.

“Queste aziende vanno a valle nel downstream (trasformazione da petrolio grezzo a prodotti derivati come i carburanti, ndr) molto più di un tempo. Perché ci sono inediti servizi tra cui proprio l’auto elettrica e le attività correlate”.

Non è solo per la mobilità, in vero. “Certo, una miriade di nuovi servizi che passano da attori del digital, come con Amazon e Google”.

Tutti a consumo di corrente. “Per certe aziende vuole dire poter dare energia e strumenti, dal pannello fotovoltaico alle batterie, per legarsi a questi business”.

Una rivoluzione insomma, come quella che citiamo a volte per l’auto stessa, ma in altri mondi come quello delle fonti energia. “Prima era solo contratto luce e gas. Una lotta per il cliente fatta più che altro sul prezzo. Adesso il consumatore accetta e vorrà nuovi servizi. Per le aziende dell’energia ci possono essere nuove fonti di ricavo, anche se non sono quelle classiche usate prima dal mondo gas e petrolio”.

Questi passi e le sovrapposizioni con il cammino dell’auto elettrica, non sono però solo questione di inseguimento profitti. Ci sono anche motivazioni simili a quelle che i carmaker stessi conoscono bene, loro malgrado, parlando di emissioni. “Certo, queste aziende devono anche loro de-carbonizzare, ridurre emissioni”.

Come, vendendo elettricità? “E non solo. Colossi come la citata Shell fanno vedere che comprano infrastrutture di ricarica o società di energie rinnovabili. Danno segnali di cambiamento, dovuti e apprezzabili anche per i loro investitori e i mercati finanziari”.

Saranno anche preoccupati, i produttori carburante, del calo possibile se si passa a trasporti elettrici e prosegue la de-carbonizzazione? ”Si sa, che la domanda d’idrocarburi arriverà a un picco e poi scenderà. Il picco petrolio sarà forse nel 2030 (coincidenza con molte previsioni di switch per EV contro termiche, ndr) per alcuni forse nel 2035. Chi guarda avanti, sapendo che venderà meno carburanti classici, apre alla fornitura in rete di altro”.

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