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Arriva OnePlus 6: “Lo smartphone più potente e alla metà del costo degli altri” – La Repubblica

Mag 16, 2018

ROMA – Per il loro evento a Londra hanno messo in vendita mille biglietti da circa 40 euro l’uno. Nel giro di dieci ore erano esauriti e fra loro c’erano anche 50 italiani. Tutti accorsi a vedere il OnePlus 6, l’ultimo smartphone di una startup cinese nata appena quattro anni fa.

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Smartphone veloce, potente, leggero, venduto alla metà del prezzo rispetto ai modelli di punta degli altri e prodotto da un’azienda divenuta di culto ossessionata dai dettagli. Che la tecnologia possa creare identità lo si sapeva dagli anni Novanta, quando la Apple lanciò lo slogan “Think Different” creato dall’agenzia di pubblicitaria Tbwa. Stupisce però che ancora oggi, quando quel “pensare in maniera differente” è ormai diventato establishment, c’è chi ancora si identifica in un apparecchio hi-tech. Peggio: in uno smartphone, l’oggetto più comune in assoluto. E invece la startup cinese OnePlus ci riesce giocano al Davide contro Golia, come qui avevamo raccontato. Il 6 è probabilmente lo smartphone più potente in circolazione. Monta il processore Snapdragon 845, lo stesso montato sulla versione Usa dell’S9 di Samsung per intenderci, ha 6 o 8Gb di memoria ram che si aggiungono allo spazio di archiviazione da 64, 128 o 256gb. La fotocamera posteriore con sensore da 16 e 20 megapixel e quella frontale sempre da 16 funzionano bene anche se non sono ai vertici. Usa poi una versione modificata di Android 8.1, semplice, molto veloce e intuitiva. I prezzi? Dai 519 ai 619 euro. Un paio i difetti: sul fronte è molto simile all’iPhone X e il display è full hd, come quello del P20, anche se la differenza con quelli 2K come l’S9 della Samsung si nota ma non così tanto.

Arriva OnePlus 6: "Lo smartphone più potente e alla metà del costo degli altri"

La doppia fotocamera sul retro e le tre colorazioni

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“Possiamo permetterci prezzi del genere perché vendiamo direttamente online ai nostri clienti e non investiamo in pubblicità né in marketing tradizionale”, racconta Carl Pei, ventinovenne cino-svedese e cofondatore di OnePlus. “I nostri margini di guadagno credo che alla fine siano simili a quelli di altri compagnie che però hanno costi molto maggiori e per questo li vendono a prezzi ben più alti. Apple fa accezione”.

Avete venduto alcuni milioni di smartphone. Avete annunciato di aver guadagnato un miliardo e mezzo di dollari lo scorso anno. Sono numeri promettenti ma ancora piccoli.

“Noi produciamo solo un modello alla volta. Ha sempre caratteristiche ai vertici e un costo che è la metà di quelli di pari livello. E riusciamo a vendere tutto quel che mettiamo sul mercato. Per una compagnia che ha quattro anni mi sembra un buon risultato. Per aumentare il numero dei telefoni dovremmo concentraci su quelli di fascia medio bassa, ma non è la missione di questa azienda. Non vogliamo rivoluzionare il settore, non pensiamo di cambiare il mondo. Vogliamo solo offrire il miglior smartphone Android al minor prezzo possibile e speriamo che così facendo la nostra compagnia possa percorrere una strada lunga. Questa non è una corsa sui cento metri, ma una maratona. Per questo non inseguiamo le mode. Abbiamo visto passare la tempesta mediatica dei droni e della realtà virtuale e ora tutti parlano di intelligenza artificiale. Noi invece continuiamo a fare quel che facevamo quattro anni fa: cercare di costruire il miglior telefono Android”.

Arriva OnePlus 6: "Lo smartphone più potente e alla metà del costo degli altri"

Carl Pei, cofondatore di OnePlus

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Come è possibile che la OnePlus riesca ad avere i componenti più avanzati comprandoli da aziende come la Qualcomm che tratta solo con multinazionali che fanno ordini enormi?

“All’inizio ci siamo riusciti perché eravamo legati alla Oppo (colosso cinese della tecnologia dalla quale viene l’altro fondatore di OnePlus, Pete Lau, ndr). Ora ci riusciamo perché siamo fra i compratori principali dei processori più veloci e recenti. I volumi degli smartphone di fascia elevata sono minori e noi in quel campo non siamo poi così piccoli: in Europa ad esempio siamo al secondo posto. Se si guarda al mercato nel complesso la nostra quota è insignificante, ma se si osserva la fascia alta le cose sono completamente diverse”.

Si sta configurando una guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina. La cosa potrebbe toccare anche voi prima o poi.

“E’ vero, le nostre radici sono in Cina. Ma sia diversi dagli altri. E’ ovvio che la situazione politica ci preoccupa, per ora però non ha avuto un effetto diretto sulla nostra compagnia”.

???OnePlus 6 is coming!??? https://t.co/x733uhfvXX

— Carl Pei (@getpeid) April 25, 2018

Il design del OnePlus 6 è molto, troppo, simile a quello dell’iPhone X. Come mai non avete scelto un design più originale?

“La parte frontale è frutto di una soluzione tecnica: per avere più schermo possibile non ci sono altre strade. Non a caso in molti hanno adottando il notch. Ma in futuro i telefoni avranno sul davanti una superficie che sarà tutta schermo e questo significa che si somiglieranno sempre di più. Sul retro però il OnePlus 6 ha un vetro che sembra ceramica, un materiale che ci piace molto ma che è anche pesante e fragile. E’ un tratto distintivo”.

A proposito di tratti distintivi: perché nel settore degli smartphone l’innovazione è scomparsa e si assiste a sbandieramenti di migliorie sempre più trascurabili?

“All’inizio una certa caratteristica era davvero una novità e magari ci volevano mesi e mesi prima che altre marche l’avessero. Ma ora gli smartphone sono diventati come i vecchi telefonini: di base fanno tutti la stessa cosa. Questo però non significa che sia un mondo stagnante. Da noi oltre 35 persone lavorano solo sul software, per rendere Android veloce e immediato. Insomma, ora la competizione è sui dettagli, sul riuscire ad avere il telefono perfetto”.

Xiaomi sta per arrivare in Italia. E’ anche lei una startup cinese del mondo degli smartphone e si appresta a sbarcare in borsa con una valutazione di 100 miliardi di dollari. Avete intenzione di quotarvi?

“No, assolutamente no. Abbiamo visto aziende che sono state rovinate dalla quotazione in borsa. Si perdono di vista facilmente gli obbiettivi a lungo termine ed è esattamente quel che non vogliamo che accada a noi”.

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