• 25 Aprile 2024 0:51

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Arriva il terzo vaccino. E i medici si dividono sui tempi del richiamo

Gen 12, 2021

ROMA – Si stringono i tempi per il vaccino di AstraZeneca, una boccata d’ossigeno che potrebbe allargare quel «collo di bottiglia della campagna d’immunizzazione dovuto all’insufficienza di dosi» di cui ha parlato Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani di Roma. L’Ema dovrebbe dare il suo via libera entro il 29 gennaio e l’annuncio arriva proprio nel giorno in cui in Italia monta la polemica sui tempi del richiamo. Un caso che divide medici ed esperti tra due opzioni contrastanti: rispettare le tempistiche dettate dalla sperimentazione o iniettare a più persone possibili la prima dose dilatando i tempi di attesa per la seconda.

AstraZeneca intanto ha presentato richiesta formale per il via libera e l’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, dovrebbe pronunciarsi entro 15 giorni. Per il primo stock di dosi (su un totale di 40 milioni promesse all’Italia per il primo semestre di quest’anno) si dovranno poi attendere altre due settimane. Poco più di un mese da oggi.

«Una svolta» per il consigliere del ministero della Salute, Walter Ricciardi. Così spera la presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen, pronta alla corsa all’approvvigionamento, che ha annunciato ieri anche la conclusione dei colloqui esplorativi con l’azienda farmaceutica francese Valneva per il potenziale acquisto di 30 milioni di dosi e altrettante supplementari da spartire tra i Paesi membri. Una piccola quotà che si aggiungerebbe ai contratti siglati con Sanofi, Janssen e CureVac, i cui tempi saranno più lunghi.

Sempre ieri in Italia sono state consegnate le prime 47 mila dosi di Moderna, il secondo farmaco disponibile dopo Pfizer-BioNTech, che dovrebbe andare in via prioritaria agli over 80. Un anticipo rispetto al calendario vaccinale su cui il Lazio ha raggiunto l’intesa con i medici di base e l’Alto Adige è già partito, complice la mole di obiettori fra medici e infermieri e una tendenza “no vax” della Provincia autonoma di Bolzano. Qui i numeri dell’anti-influenzale sono la cartina di tornasole: 18,2% di immunizzati tra il personale sanitario, percentuale più bassa d’Italia.

In totale a oggi i vaccinati sfiorano quota 790 mila, ma medici ed esperti si spaccano su tempi e somministrazioni: mezza dose a testa? Una intera? E quanti giorni prima della seconda? Ventuno, come raccomandato dai “bugiardini” farmacologici, o di più per immunizzare anche solo a metà più gente possibile? «Personalmente — dice il presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli — rimarrei assolutamente legato agli intervalli che hanno portato all’approvazione. Lo dicono gli studi». Su posizioni opposte Claudio Cricelli, a capo Società italiana di medicina generale, secondo il quale è «fondamentale accelerare per arginare gli effetti devastanti della terza ondata».

Il caso inglese potrebbe smentire questa controversa strategia: un infermiere di Londra ha ricevuto la prima dose l’8 dicembre. La seconda sarebbe dovuta arrivare il 5 gennaio, ma è stata rinviata di due mesi in base al nuovo programma del premier Boris Johnson. Peccato che l’8 gennaio sia risultato positivo al Covid.

Il presidente della Federazione degli Ordini dei medici Filippo Anelli e l’ex presidente dell’Aifa Stefano Vella avvertono: «I dati scientifici dicono che la quantità giusta di anticorpi neutralizzanti arriva dopo la seconda dose: il richiamo dev’essere fatto nei tempi previsti».

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close