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Accordo su Brexit, vola la sterlina. Borse in rosso, crolla Wall Street in attesa della Fed

Mar 19, 2018

MILANO – Ore 10:00. Borse deboli in Europa in scia a una seduta contrastata delle Piazze asiatiche. Gli investitori preferiscono la via della cautela in attesa della riunione della Federal Reserve di mercoledì 21, che dovrebbe, secondo le attese dei mercati, alzare i tassi di interesse. Il meeting si concluderà anche con la prima conferenza stampa del neo presidente Jerome Powell, che magari potrà chiarire se gli investitori si devono attendere quattro ritocchi dei tassi piuttosto che i tre correntemente previsti per il 2018. Milano segna un calo dello 0,56%, Londra arretra dello 0,97%, Francoforte dell’1,17% e Parigi dello 0,91%. A Piazza Affari soffrono alcuni titoli sia del comparto industriale che di quello finanziario. Mosca ha invece avviato le contrattazioni in leggero rialzo dopo l’ennesima affermazione elettorale di Putin.

L’euro è in calo alle prime battute sui mercati internazionali: la moneta unica europea passa di mano a 1,2265 dollari (1,2284 venerdì sera a New York) e scende sullo yen a 129,74. L’agenda macroeconomica prevede per l’Italia i dati sulla produzione industriale di gennaio, attesa in calo dello 0,4%, e quelli della bilancia commerciale. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi è intanto stabile poco sotto 140 punti base, con il rendimento a un passo dal 2%.

In Oriente, come visto, gli scambi si sono mossi in ordine sparso. Tra le altre cose, gli investitori hanno soppesato la scelta di Apple di accelerare sulla produzione di nuovi schermi per i suoi dispositivi “in casa”, opzione che – riporta Bloomberg – fa tremare molti fornitori dell’Est quali Samsung o Lg Display.

In mattinata, la Borsa di Tokyo ha terminato la seduta inaugurale della settimana con un risultato negativo: -0,90% per il Nikkei, il Topix ha fatto peggio con un -0,96%. Ha pesato l’incertezza generata dal nuovo caso di corruzione che coinvolge il gabinetto del premier Shinzo Abe, mentre l’export giapponese cresce per il quindicesimo mese consecutivo ma si restringe il surplus del commercio a causa dell’aumento delle importazioni. Secondo i dati dell’ufficio di Gabinetto, l’avanzo commerciale in febbraio si è attestato a 3,41 miliardi di yen, l’equivalente di 26 milioni di euro, con un incremento delle esportazioni dell’1,8% in febbraio, mentre l’import è avanzato del 16,5%, in linea con la stagione natalizia. Per la prima volta in 3 mesi, tuttavia, il Paese del Sol Levante registra un’espansione del surplus con gli Stati Uniti, pari al 3,4% a quota 631 miliardi di yen.

Le Borse cinesi hanno ripreso quota dopo l’avvio negativo con la nomina di Yi Gang a governatore della Banca centrale (Pboc): vice governatore dal 2008, Yi è la scelta del Congresso nazionale del popolo, su designazione del premier Li Keqiang, per rassicurare i mercati e la continuità con il riformatore Zhou Xiaochuan, che lascia dopo 15 anni. Alla fine della giornata, l’indice Composite di Shanghai sale dello 0,29%, a 3.279,25 punti, mentre quello di Shenzhen guadagna lo 0,27%, a 1.868,05. I prezzi delle nuove case in 70 città cinesi sono saliti del 5,2% annuo a febbraio dopo il 5% di gennaio, in aumento per il 29esimo mese consecutivo. Lo yuan si rafforza di 20 punti base sul dollaro dopo che la Banca centrale ha fissato la parità a 6,3320: a ridosso della chiusura dei listini azionari, la divisa di Pechino fa segnare uno spot rate di 6,3296 (-0,01%).

Tra le materie prime, il prezzo del petrolio è in ribasso anche se il Wti resta sopra 62 dollari al barile. Sui mercati asiatici i future sul Light crude Wti cedono 21 cent a 62,13 dollari e quelli sul Brent cedono di 25 cent a 65,96 dollari.

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