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Accelera l’inflazione degli Usa. Le Borse sbandano, poi chiudono in netto rialzo

Feb 14, 2018

MILANO – Le Borse europee ripartono in rialzo dopo le vendite della vigilia e la chiusura leggermente positiva, ieri sera, di Wall Street. Le azioni giapponesi hanno invece sofferto il rafforzamento dello yen, portatosi ai massimi da quindici mesi, e hanno ormai accumulato una perdita dell’11 per cento rispetto ai picchi di gennaio. Considerando il rialzo contemporaneo di Treasury e oro, notano da Bloomberg, si può dire che sui mercati si sta verificando un lieve spostamento verso i beni considerati “sicuri”, come appunto il lingotto, il debito Usa e la valuta nipponica. Milano segna un guadagno dello 0,5% nei primi minuti di scambi, in linea con le altre: Francoforte +0,8%, Londra +0,6% e Parigi +0,5%.

La giornata degli investitori ruota intorno alle rilevazioni sull’inflazione Usa, che potrebbero dare indicazioni sui prossimi orientamenti della Federal Reserve. Ieri il neo-presidente Jerome Powell ha rassicurato: intende andare avanti con la normalizzazione dei tassi di interesse e del bilancio della Banca centrale, senza strappi, e offre garanzie anche sul fronte della stabilità finanziaria: “Restiamo vigili su nuovi eventuali rischi”. Proprio quelli sollevati da una talpa anonima, che ha ventilato la manipolazione del Vix – l’indice della volatilità attesa sui mercati Usa – al centro nei giorni scorsi di scommesse speculative che hanno generato pesanti ribassi e scossoni sui mercati. Le autorità hanno acceso il classico faro.

Il Pil della Germania è cresciuto dello 0,6% congiunturale nel quarto trimestre del 2017 e del 2,9% tendenziale, dato leggermente sotto le attese (+3%). Nel 2017 l’economia tedesca è salita del 2,2% rispetto all’anno precedente. L’inflazione tedesca è invece risultata in calo dello 0,7% mensile a gennaio, mentre la crescita annua è stata dell’1,6%. Anche l’Italia è chiamata a pubblicare i dati sul Pil, in agenda insieme a quelli del resto dell’Eurozona e alla produzione industriale dell’area con la moneta unica. Oltre all’inflazione, negli Usa si guarda alle vendite al dettaglio, alle scorte aziendali e ad alcune trimestrali importanti come Cisco o Liberty Global.

L’euro apre in rialzo sopra quota 1,23 dollari. La moneta europea passa di mano a 1,2377 e arretra a 132,69 yen. Dollaro/yen in calo a 107,23 e sterlina in rialzo a 1,3902 dollari, dopo i dati di ieri sull’inflazione, che a gennaio in Gran Bretagna si attesta al 3%. L’indebolimento del dollaro è legato al piano Trump sugli investimenti infrastrutturali. Lo spread tra il Btp a dieci anni e il Bund tedesco è pressoché stabile a quota 133,1 punti base, in linea con la chiusura di ieri. Il rendimento del bond decennale italiano sul mercato secondario è al 2,074%, mentre il tasso del Bund di pari scadenza si attesta allo 0,743%.

In mattinata, la Borsa di Tokyo ha chiuso per la terza volta in negativo, mentre lo yen ha toccato il più alto valore contro il dollaro da novembre 2016, sull’onda della prudenza degli investitori americani prima della pubblicazione del rapporto sull’inflazione. L’indice Nikkei ha ceduto lo 0,43% (-90,51 punti) a 21.154,17; l’indice Topix è sceso dello 0,82% (-14,06 punti) a 1.702,72. Bene i listini cinesi, alle prese con gli ultimi scambi prima delle feste per il nuovo anno: corre Hong Kong (+1,84%) davanti a Shanghai (+0,45%) e Shenzhen (+0,48%). Il prodotto interno lordo in Giappone si è espanso dello 0,1% a ottobre-dicembre rispetto ai tre mesi precedenti: è l’ottavo trimestre positivo di fila.

L’oro è in rialzo sui mercati asiatici con il lingotto con consegna immediata che guadagna lo 0,3% a 1.333,8 dollari l’oncia. Prezzo del petrolio poco mosso sui mercati asiatici, mentre il dollaro si è indebolito, ma gli investitori restano cauti a causa dell’aumento della produzione negli Usa, confermata dal rapporto dell’Aie diffuso ieri. Il light sweet crude con consegna a marzo perde 4 cent a 59,15 dollari negli scambi elettronici in Asia. Il Brent, con consegna ad aprile, avanza di 3 cent a 62,75 dollari. Il greggio a New York ha chiuso ieri in calo dopo il rapporto dell’Aie, secondo le cui stime nel 2018 l’offerta sarà superiore alla domanda visto che, “dopo aver ridotto significativamente i costi”, i produttori americani stanno vivendo una “crescita straordinaria”.

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